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I volti e le storie dell’Onda Pride: una famiglia che conta

Continua il viaggio tra i testimonial dell'Onda. E non poteva che toccare ad una famiglia.

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3 min. di lettura

Sabato prossimo, in sei piazze italiane migliaia di persone manifesteranno per chiedere uguali diritti. Sono Milano, Torino, Bologna, Perugia, Cagliari e Palermo, le prossime tappe dell’Onda Pride che dallo scorso 6 giugno sta percorrendo l’Italia da nord a sud e lo farà fino al prossimo 1 agosto.
Vi abbiamo raccontato molte storie dei testimonial dell’Onda Pride, oggi è il turno di una famiglia, una delle tante composte da una coppia omosessuale e i loro figli. Vi presentiamo Mamma Mari, Mamma Lalla, Flavio, 7 anni, e i gemelli Diego e Jordi, 2 anni. Ecco la loro storia.

3 BIMBI, 2 MAMME, UNA FAMIGLIA CHE CONTA.

Questa è una storia per chi ha la voglia, e il cuore, di fare i conti con la realtà, quella che già esiste. È una storia di persone e di numeri, non di opinioni. I numeri, quelli veri, che significano qualcosa e valgono 1 milione di più di quelli costruiti ad arte per dare sostegno a ciò che è impossibile da sostenere.

44 e 39. Cominciamo da qui. Sono gli anni di Marilena e di Laura. Quando si sono incontrate, 18 anni fa, ne avevano 26 e 21. “È successo in un campo di calcio, come tradizione vuole”. Scherzano sugli stereotipi sulle lesbiche, perché è la loro personalissima storia e non hanno certo voglia di essere originali a tutti i costi.
Oggi, sommati insieme, di anni ne avrebbero 83, ma questo importa poco se non a capire che parliamo di 2 donne adulte e vaccinate, come si diceva un tempo. Marilena è un’ingegnera, una dipendente comunale. Laura lavora per una grande azienda. 2 cittadine come gli altri, che lavorano e pagano le tasse. Insieme sono Mamma Mari e Mamma Lalla: 2 mamme responsabili e piene di vita. 2 mamme di 3 bellissimi bambini: Flavio, 7 anni, e i gemelli Diego e Jordi, 2 anni moltiplicati per 2.
3 bimbi desiderati, attesi, voluti dopo molti anni di amore e vita insieme. “Il nostro percorso di genitorialità è stato un percorso consapevole, condiviso fin dall’inizio. Loro non potrebbero essere al mondo se Mamma Mari e Mamma Lalla non si fossero amate e non avessero desiderato di averli”.

3 bambini, 2 mamme, una famiglia. Sembrerebbe facile, ma in Italia i conti ancora stentano a tornare. Sposate a Barcellona nel 2009, lì in Spagna sono una famiglia a tutti gli effetti. Qui, invece, per lo stato i loro bambini di mamma ne hanno una sola, quella che li ha tenuti in pancia. L’altra non esiste. Peggio: non conta. Non conta che siano in due ad amarli e accudirli ogni singolo giorno da quando sono nati. “Ci alziamo, li portiamo a scuola, andiamo a lavorare, torniamo, parco, bagnetto, cena, nanna… troppo tradizionale come giornata tipo?” scherza Laura, prima che Marilena aggiunga: “Il momento più bello è quando li metti a letto e li guardi sereni nei loro lettini. È una cosa sempre emozionante, anche se è una scena che vedi ogni sera. Credo che ad ogni genitore che ami davvero i suoi figli sia capitato di pensarlo”.

Diego e Jordi chiamano “mamma” spesso e Mari e Lalla ci sono, sempre. Diego e Jordi non hanno bisogno di altre spiegazioni e anche se le vorranno un giorno, Marilena e Laura non pensano che sarà difficile dargliele. Non lo è stato con Flavio. Forse, invece, sarà difficile spiegare loro di quel tempo, quando erano piccoli, in cui alcune persone si riunivano in piazza per dire che loro non dovevano esistere. Che la loro famiglia non era una famiglia. Che loro erano un attacco, un pericolo per l’intera nazione. Oppure no, sarà semplice spiegare anche questo, perché sarà bello raccontarlo come qualcosa che è passato, finito, concluso. E magari Diego lo racconterà ai suoi, di figli. Racconterà degli anni in cui alcune persone erano accecate dall’ignoranza e scambiavano l’amore per odio e l’odio per amore. O forse sarà Jordi ad insegnarlo, in una scuola finalmente aperta e inclusiva.

Flavio, il più grande, dalle mamme ha preso l’ottimismo e la voglia di farcela. Gioca a basket dopo la scuola e se gli domandi cosa vuole fare da grande, lui ha le idee molto chiare. Non risponde semplicemente “il giocatore di basket”. Lui dice: “Voglio fare l’NBA”. D’altronde perché no. Fino a prova contraria, ne ha tutti i numeri.

Marilena, Laura, Flavio, Diego e Jordi gridano al mondo che loro sono una famiglia e che come tale devono essere tutelati. Lo gridano con gioia e con orgoglio, perché non sanno più come dirlo che è una questione di diritti umani.

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