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I volti e le storie dell’Onda Pride: Alessia, Chiara e Levon

Sarà il primo pride del piccolo Levon coni Chiara e Alessia, le sue mamme. La loro storia

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Pronti al Roma Pride di domani? L’Onda arcobaleno travolgerà la Capitale. A partire dalle 15.00, in piazza della Repubblica, i manifestanti si riuniranno per attraversare la città. Carri, striscioni e, soprattutto, lo slogan della manifestazione: “Liberiamoci” (qui tutti i dettagli). In piazza ci saranno anche loro: Alessia, Chiara e il loro piccolo Levon, al suo primo pride. Intanto, vi presentiamo questa splendida famiglia.

Questa è la storia di una famiglia come le altre, cioè diversa da tutte. Perché le famiglie, a conoscerle davvero, sono tutte uniche, come le persone che le compongono. Come Alessia, 41 anni, romana, di mestiere autrice e copywriter, spesso logorroica, un po’ incazzosa, creativa e simpatica come poche. Come Chiara, 39 anni, palermitana, aiuto regista al momento disoccupata, un sorriso così solare che acceca, generosa, ordinatissima e un po’ permalosa. E come Levon, che ha 9 mesi ed è semplicemente fantastico. “E non perché tutti i bambini sono fantastici. Ma perché lui è il bambino più fantastico di tutti”. Parola di mamma Alessia, che sull’amore smodato per il figlio non cerca certo di essere originale. Perché non c’è nulla di male, anche nella banalità, se non si trasforma in stereotipo, semplificazione, cliché, tutte cose che ad Alessia e Chiara piacciono davvero poco, soprattutto quando qualcuno si prende la briga di usarle per dire a qualcun altro come deve vivere. O peggio, che qualcun altro non dovrebbe nascere. Qualcun altro come loro figlio Levon, ad esempio. “Il bambino più fantastico di tutti”.

Alessia e Chiara si sono conosciute ad un aperitivo sul roof garden di un albergo. Quando vide per la prima quella che sarebbe diventata l’altra madre di suo figlio, Alessia aveva un drink in mano, esattamente come lo stereotipo del pubblicitario anni ’80 in cui ama essere a torto identificata. Adora, proprio. Eppure è Chiara a ricordare ridendo: “Io vivevo di aperitivi”, tanto che è ad un altro aperitivo, ad un anno e mezzo di distanza, che si sono rincontrate e hanno scoperto di quell’interesse reciproco avvertito immediatamente. Impegnate in precedenti relazioni, nel frattempo non si erano mai cercate. Poi è stata Alessia a corteggiare: che a ricordarlo sia proprio Chiara non crea alcun conflitto d’interesse, perché ora le si legge negli occhi un amore di quelli che fanno invidia, di quelli per cui sfideresti il mondo, o almeno un’intera nazione che ancora non vuole starti a sentire.

Dopo un anno di coppia hanno iniziato a parlare di figli. Non se l’erano mai detto prima, ma entrambe avevano sempre avuto lo stesso desiderio. Così hanno sentito il bisogno di entrare in contatto con genitori omosessuali che quella scelta l’avevano già fatta. “Volevamo vedere da vicino queste persone, capire come vivevano”. Così sono entrate in Famiglie Arcobaleno e hanno scoperto un mondo di famiglie serene e bambini felici tanto quanto gli altri. “All’inizio è stata pura condivisione. Non era tanto una raccolta di informazioni, quanto di sensazioni. Tutte positive”.

Qualche anno dopo sarebbe arrivato Levon. E prima di lui, l’idea di lui, in silenzio. “Non abbiamo detto che stavamo tentando, né agli amici né alle famiglie. Ma ci siamo accorte che fare tutto da sole era davvero pesante.” Non avevano paura di essere ostacolate, ma delle ingerenze. A proposito di stereotipi, la mamma di Chiara è pur sempre una palermitana doc; lo scoprì poi per caso, “piombata” a sorpresa in casa di sua figlia prima della partenza. La più idonea a portare avanti la gravidanza era risultata proprio Chiara. Due volte hanno tentato in Danimarca. Poi in Spagna, a Siviglia. Hanno aspettato tre mesi dopo per dirlo. Alessia temeva la reazione della madre. Invece oggi ricorda con orgoglio il momento in cui lo ha fatto e soprattutto la risposta di sua madre, che fu straordinaria nella sua ordinarietà. Perché le disse solo una cosa, la stessa che avrebbe detto a qualunque figlio. “Mi disse ‘Sai che è una grossa responsabilità?’ Poi mi sono resa conta di quanto avesse ragione”.

Levon è nato in Agosto. Ha il nome del nonno di Alessia, rifugiatosi in Italia per fuggire dal Grande Male, il genocidio degli armeni, senza aver mai potuto fare ritorno. Levon ha il nome di qualcuno che si è salvato dall’odio e non dimentica.
L’odio che ha mille forme, e spesso è mascherato da “opinione”. E nonostante le innumerevoli fonti scientifiche, oltre al semplice buonsenso, confermino l’opposto, molti continuano ad avere “l’opinione” che due genitori dello stesso sesso “fanno venire i figli gay”. Chiara ed Alessia di questo ridono, perché quando l’ignoranza vuole insegnare purtroppo è ridicola. Nella loro famiglia, questo non è neanche un tema. Su Levon hanno una sola aspettativa e non riguarda certo il suo orientamento sessuale. “Io spero che lui riesca a realizzarsi, a fare quello che vuole davvero, nonostante tutto e tutti. Noi ce l’abbiamo fatta”.

Questo sarà il primo Pride di questa famiglia al completo. Alessia e Chiara scenderanno in piazza per gridare il loro orgoglio di essere lesbiche e mamme di Levon, che è ancora troppo piccolo per capire la fortuna di avere dei genitori pronti a battersi per i suoi diritti.

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