Ogni tanto qualcuno lo intervista e sembra che sia una nuova storia, ma è sempre la stesse. Ancora lui, Luca di Tolve, il presunto gay ‘guarito’ dalla famigerata cura dell’americano Joseph Nicolosi e adesso etero, felice (dice lui) e anche sposato.
Ad offrirgli l’ennesima vetrina, questa volta, è la giornalista Gaia Cesare sulle pagine de ‘il Giornale’ alla quale racconta come sia passato da una vita fatta di droghe, sesso promiscuo e occasionale e sregolatezze di ogni genere, ad una tranquilla vita da etero con tanto di moglie e con il sogno di un figlio.
"Ero un egocentrico, palestrato, schiavo dei locali notturni, ossessionato dai soldi, convinto di provare attrazione unicamente per i maschi e finito nel vortice del sesso compulsivo", racconta di Tolve e dice anche che tutto il mondo gay vive così, percorrendo una strada di perdizione ed eccessi che inevitabilmente finisce con il contagio da HIV, come è successo a lui.
L’intervista, come se raccontasse un fatto nuovo e inedito non solo non espone neanche un dubbio sul racconto di di Tolve, ma non fa neanche alcun accenno alle molteplici dichiarazioni ufficiali dell’ordine degli psicologi secondo le quali nessuna terapia riparativa è pensabile nei confronti di persone lgbt perché equivarrebbe ad imporre un proprio sistema di valori, comportamento eticamente non accettabile.
E che dire della dichiarazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità secondo la quale l’omosessualità non è una malattia? Per essere precisi, l’OMS definisce l’oimosessualità come "una variante naturale del comportamento umano". Ma tutto questo, a Nicolosi, di Tolve e tutti coloro che gli danno credibilità e voce sembra non importare.
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