SYDNEY – Gli omicidi motivati da odio per gli omosessuali sono eccezionalmente brutali ma hanno piu’ probabilita’ degli altri di restare impuniti. I loro autori sono sorprendentemente giovani e uccidono "come se fosse un sport", convinti di difendere una societa’ che approva le loro azioni.
Sono le principali conclusioni di un studio dell’Istituto australiano di criminologia, basato su 74 omicidi di persone gay commessi negli ultimi 20 anni, 20 dei quali insoluti.
Secondo il rapporto pubblicato oggi, le vittime vengono uccise di solito da estranei, con alti livelli di violenza. Le armi usate nei 74 delitti includono un martello, una sega, un estintore, un crick e un arco e freccia, ma nella maggior parte dei casi le vittime sono morte per i calci e pugni inferti con grande forza.
"La gran maggioranza delle aggressioni mortali sono rappresaglie intese a punire un approccio omosessuale", ha detto il responsabile dello studio, Stephen Tomsen.
Molte vittime sono di mezza eta’ o anziani, con una punta negli anni 30 e 40. Il 43% degli aggressori erano adolescenti al momento dell’omicidio e il 38% avevano fra 20 e 30 anni. In genere sono di classe socioeconomica bassa, spesso disoccupati.
Solo sei sono stati classificati come portatori di disturbi mentali. "E’ frequente che gli aggressori dichiarino che le loro azioni sono state una reazione incontrollabile ad un approccio sessuale indesiderato", ha detto Tomsen. "Se le donne reagissero agli approcci indesiderati nella maniera in cui questi uomini sostengono di aver fatto, le strade di Sydney sarebbero cosparse di cadaveri", ha osservato.
Anche le lesbiche restano spesso vittime di aggressioni, per lo piu’ da parte di uomini eterosessuali che pensano che "tutto quello di cui hanno bisogno e’ un uomo".
Secondo Anthony Schembri, della Lobby per i diritti dei gay e delle lesbiche, "l’intera societa’ deve assumersi la responsabilita’ per le conclusioni raggiunte da questo studio, secondo cui l’estrema violenza omofobica nasce da pregiudizi coltivati nel sistema legale, nelle scuole e nelle istituzioni religiose".
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