Nessuno di noi, se dovesse fare un esempio di un paese particolarmente aperto ai diritti degli omosessuali nominerebbe l’Albania del conservatore Sali Berisha. Almeno non di primo acchito. Eppure oggi tutte le agenzia riportano una notiza che definire sorprendente è poco. Il primo Ministro della vicina Albania ha dichiarato, stando al suo gabinetto, che le discriminazioni ai danni dei gay sono "inaccettabili" e che l’Albania sta pensando alla legalizzazione delle nozze tra persone dello stesso sesso. Con una legge simile, per altro, l’Albania farebbe un passo in più nei confronti dell’Unione Europea della quale vorrebbe tanto far parte. E’ singolare, però, che proprio un leader di destra di un paese considerato certo non tra i più avanzati del Vecchio Continente pensi proprio ai diritti gay tra le tante decisioni che avrebbe potuto prendere per mettersi in mostra agli occhi di Bruxelles. Fino al 1995 nell’ex paese comunista l’omosessualità era considerata un reato punibile con una condanna a 10 anni di carcere. La nuova legge provocherà probabilmente un ampio dibattito nel paese a maggioranza musulmana, mentre i media locali riferiscono anche che quando Berisha ha presentato la proposta di legge in aula alcuni deputati si sono fatti una risata.
"Il paradosso di questa vicenda – ha commentato Franco Grillini, presidente di Gaynet – sarebbe che l’Albania approva una legislazione radicale sui diritti degli omosessuali mentre l’Italia rimane quasi l’unico paese europeo a non riconoscere agli omosessuali alcun diritto. L’Albania meglio dell’Italia?".
"La comunità omosessuale italiana andrà a vivere tra qualche mese in Albania. Un altro Paese europeo sta dimostrando all’Italia cosa significa crescere in termini di diritti civili e sociali – si legge in una nota di Arcigay -. Solo in Italia la politica, sia di destra che di sinistra, non è capace neppure di discutere dei diritti delle persone omosessuali ed ormai siamo l’ultimo paese europeo in cui le famiglie omosessuali non hanno alcun riconoscimento".
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