Marielle era nota in Brasile per le denunce sugli abusi delle forze dell’ordine nelle favelas: su Twitter si accusa la polizia del delitto.
Lesbica, meticcia, madre a 19 anni e attivista per i diritti umani nelle favelas di Rio de Janeiro, tra le più grandi baraccopoli del Brasile. Questa era Marielle Franco, 38 anni, assassinata nella sua auto da tre, forse quattro sicari. Nell’imboscata avvenuta mercoledì notte, è rimasto ucciso anche il suo autista Anderson Pedro Gomes.
Il suo impegno le aveva fruttato ben 46mila voti, facendola eleggere nel consiglio comunale della città carioca, tra le fila del Partido Socialismo e Libertade. Un lutto che purtroppo non è isolato nel Brasile di questi ultimi tempi, un Paese che sta prendendo una piega autoritaria a favore di multinazionali senza scrupoli, politici corrotti e militari violenti.
Fatali per Marielle potrebbero essere state le sue parole contro il clima di terrore causato dagli ultimi interventi della polizia militare nella favela di Acari, dove gli agenti avrebbero stuprato, ucciso cinque ragazzi e gettato altri due uomini in un burrone.
Su Twitter infatti molti imputano proprio alla polizia militare l’assassinio di Marielle, il cui feretro è stato accolto a Rio da migliaia di manifestanti a pugni chiusi. Altre manifestazioni sono state convocate in tutto il Paese e l’ex presidente Lula ha lanciato un appello affinché siano trovati i colpevoli.
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