Ho un grande dolore addosso, direi prima di tutto fisico. Nausea, vomito, schifo. Ce l’ho con molti e molte che ci hanno accoltellato sapientemente alle spalle. Quelli che trincerandosi dietro l’ipocrita difesa dei bambini hanno accoltellato i bambini delle famiglie omogenitoriali con un cinismo inaudito e spietato.
Fra tutti, i cinquestelle e quel senatore Alberto Airola di cui io non mi sono mai fidato, al contrario dell’allegra compagnia danzante rainbow. Per fare un dispetto al PD, si ammazza una legge attesa da trent’anni, la cui mancanza ha seminato odiose ingiustizie e discriminazioni nel paese. I cinquestelle votano contro il canguro per una scelta di principio, incuranti del fatto che sul tavolo rimangono 19 mini canguri della Lega e 500 emendamenti che di fatto azzoppano il cammino della legge. E infatti prendono i complimenti di Adinolfi e Quagliarello. E noi dobbiamo pure subirci l’on. Di Maio che da lezioni di etica politica riciclando come uno studente di terza media qualsiasi la citazione “Non condivido ciò che dici ma sarei disposto a dare la vita affinché tu possa dirlo”, manco c’avessimo scritto giocondi sulla fronte. Senza contare che del ddl Cirinnà si discute dal maggio 2013 e che metà degli emendamenti presentati sono ostruzionistici e privi di senso. Ora le ipotesi sono due:o i cinquestelle vivono sulla luna come Sailor Moon, oppure hanno razionalmente ammazzato il DDL Cirinnà per fare uno sgarbo al PD e a Renzi.
Il mio spirito realista e riformista, però, anche alla luce della mia esperienza parlamentare al fianco di Paola Concia sulla legge contro omofobia, mi costringe ad una riflessione amara: il Parlamento può essere un Vietnam se non ci sono maggioranze certe e costruite a tavolino a priori. I cinquestelle si sono dimostrati più che inaffidabili direi sadici. Il circo degli orrori Anti-Gay lavora segretamente per affossare tutta la legge con l’amichevole sostegno di ex Presidenti della Repubblica-Monarchi mancati, intellettuali marxisti in letargo, cattolici sadici e ricche femministe con le collane di perle che difendono-ohibo- le poverette indiane senza collane di perle. La verità è che siamo circondati, come lo siamo sempre stati. Sai che novità…
Cosa rimane da fare dunque? Innanzitutto, bandire la lagna e non farsi strumentalizzare. Siamo sopravvissuti a secoli di persecuzione religiosa, all’epidemia dell’Aids, persino a Hitler e Stalin, possiamo serenamente sopravvivere all’ostruzionismo della Lega e di NCD.
Non rimane che fare un ulteriore tentativo per recuperare i voti grillini stanotte. Poi da domani occorre trarre le conclusioni e blindare il DDL. Per fare ciò serve affidarsi a parlamentari esperti come Zanda, Lumia e Finocchiaro, che sanno come funzionano i giochi del palazzo di cui i Grillini hanno dimostrato di esserne parte alla faccia della presunta superiorità morale. Monica Cirinnà, a cui va la nostra più sincera gratitudine per il lavoro svolto, deve lasciare la palla a chi è più in grado di ricomporre una mediazione accettabile su un testo ormai monco.
Abbiamo capito che per fronteggiare gli omofobi e le ingerenze vaticane, i puristi e le anime belle non bastano. Anzi come dimostra il caso dei Grillini, i puristi fanno dei disastri. Non bastano neanche, purtroppo, i nastrini arcobaleno, serve invece, ora più che mai, la Politica. Quella con la P maiuscola che è capace di governare i cambiamenti. Se non ci sarà una ricomposizione con i pentastellati, bisogna prendere atto che non c’è più spazio per mantenere la Cirinnà nella sua formula originale, con 19 canguri della lega e le imboscate dei Cattodem. La soluzione è una e la conosciamo tutti. Che ci piaccia o no. Bisogna salvare capre e cavoli ricostruendo una maggioranza certa su unioni civili. Lasciando la stepchild ai giudici, unico presidio di giustizia in un Paese che ormai non è più Stato di Diritto. E chiedendo scusa, in ginocchio, a migliaia di famiglie arcobaleno umiliate da una politica non all’altezza del suo ruolo.
Ovviamente spero davvero di sbagliarmi. E mi auguro che questo sia soltanto un post di sfogo dopo una brutta giornata.
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