Nuova inchiesta del giornalista Saverio Tommasi sulle presunte "guarigioni" di omosessuali da parte degli piscologi. Cento professionisti fra Roma, Milano e Firenze sono stati contattai per verificare se tutti seguono davvero le indicazioni dell’Ordine degli psicologi e indicano al paziente che non esiste alcun percorso riparativo. Risultato: il 50% degli psicologi ha affermato di voler seguire le indicazioni del paziente, quindi anche di guarirlo dall’omosessualità nel caso sia questa la richiesta. Un altro 20% ha affermato di applicare le terapie riparative. Solo il 30% ha affrontato in maniera corretta la questione indicando l’omosessualità come orientamento sessuale per il quale non c’è proprio nulla da guarire.
Gli psicologi interpellati telefonicamente da Tommasi hanno risposto alla richiesta di un finto paziente che si dichiarava a disagio con la propria omosessualità e che cercava una via per uscirne e diventare eterosessuale. C’è chi si è detto in grado di "staccare la spina" e riportare il paziente all’eterosessualità, chi ha definito la guarigione come suo pane quotidiano date le numerose richieste in tal senso e c’è stato chi ha addirittura proposto un "percorso di cuore per sperimentare cos’è l’amore", quello vero si intende e così facendo "uscire dall’omosessualità"; un percorso "a metà tra la psicoterapia e lo studio biblico" in grado di "cacciare Satana".
Non è la prima volta che il giornalista conduce un’inchiesta su questo tema. Quella sulle terapie riparative ad opera di pseudo professionisti dell’eterosessualità è stato il tema di un filmato realizzato di nascosto nell’ottobre 2008: Tommasi, inflitratosi nel "corso di guarigione per omosessuali" organizzato da una frangia estremista della chiesa cattolica, mostrò a tutti la realtà di questi gruppi che si avvalgono spesso dell’opera di psicologi conniventi.
L’Ordine nazionale a seguito di quel filmato intervenne per spiegare che ogni azione degli psicologi volta a cercare di guarire l’omosessualità non incentiva solo il pregiudizio antiomosessuale, ma scredita la professione. E nel caso si presenti un paziente che chiede espressamente di essere "convertito", il professionista non deve ingannarlo e anzi, ogni comportamento in tal senso va segnalato all’Ordine di appartenenza. Parole chiare, dunque, che come ha dimostrato Tommasi non hanno comunque fermano professionisti senza scrupoli che per guadagno economico o per convinzione sono disposti a spingere sulla debolezza dei loro clienti omosessuali e renderli ancora più vittime.
I video dell’inchiesta, compresa la prima parte censurata da Youtube nel 2008, sono disponibili sul sito internet del giornalista www.saveriotommasi.it.
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