DILAGA IL SESSO IN SEMINARIO

Dalla Sicilia, un giovane denuncia l'omertà del vescovo che si è rifiutato di intervenire dopo essere stato informato delle molestie perpetrate da un prete. E in Austria lo scandalo esplode.

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VIENNA – Mentre a Vienna si allarga il presunto scandalo di pedo-pornografia e contatti omosessuali tra direzione e seminaristi nel seminario diocesano di St. Poelten, in Bassa Austria, dalla Sicilia giunge un nuovo gravissimo atto di denuncia: un giovane ex seminarista del seminario di Agrigento, rivolge oggi, attraverso l’Adista, un’agenzia di stampa cattolica, al vescovo di Agrigento, Carmelo Ferraro, un esortazione ad agire, denunciando il fatto che “dopo essere stato informato degli abusi sessuali commessi da un sacerdote ai danni di un seminarista non prende alcun provvedimento”.
La “vittima” degli abusi sessuali è proprio l’ autore della lettera. La vicenda ebbe inizio nel 1994 a Favara quando il seminarista aveva 12 anni. Il 7 luglio scorso, dopo l’ esposto del seminarista, il sacerdote, don Bruno Puleo, ha patteggiato la pena: gli sono stati inflitti 2 anni e 6 mesi di reclusione. Attualmente don Puleo è parroco a Sant’Anna, una piccola frazione nei dintorni di Agrigento.
“Scrivo a lei, Eccellenza reverendissima monsignor Carmelo Ferraro, arcivescovo metropolita della Chiesa Agrigentina. Scrivo proprio a lei che, una sera di novembre del 2000, ha ascoltato, quasi con indifferenza, il mio racconto – afferma l’ ex seminarista -. Forse lei non immagina nemmeno quanto mi sia costato, in quell’occasione, rivivere i momenti più brutti della mia vita. Ma a lei che importa? Scrivo a lei perchè sono addolorato e profondamente amareggiato dal suo silenzio. Non per lei, di cui m’importa ben poco, ma per questa povera Chiesa, che si ritrova ad essere guidata da una persona che non ha saputo dirigere il gregge affidatogli, soprattutto i piccoli e gli indifesi”.
Il giovane infine ricorda le parole del cardinale Ersilio Tonini secondo cui è “meglio avere dieci sacerdoti in meno che averne uno sbagliato. La pedofilia e l’ omosessualità vanno affrontati tempestivamente e con fermezza”. E oggi l’ ex seminarista annuncia l’ intenzione di avviare una causa civile “contro le persone che hanno un ruolo di responsabilità in situazioni del genere”. “Certamente – puntualizza – il rettore del seminario, ma tanto più il vescovo, il quale, pur non avendo responsabilità penale, è civilmente – e moralmente – responsabile. Avrebbe dovuto prendere provvedimenti che non ha preso”. La vittima degli abusi sottolinea poi alcuni aspetti dell’ inchiesta: “A me non risulta – dice – che il vescovo sia mai stato interrogato: attendo di prendere visione di tutti gli atti processuali per averne conferma”.
L’ ex seminarista parla anche dei suoi progetti futuri: “all’università sto studiando psicologia, per aiutare le persone che subiscono abusi. Per questo ho già fondato un’associazione, che deve diventare uno sportello di ascolto”.
Intanto in Austria, il settimanale di Vienna Profil pubblica oggi alcune fotografie che sostengono le accuse avanzate all’inizio di luglio in un’intervista anonima trasmessa dalla televisione austriaca, secondo cui il rettore del seminario diocesano di St. Poelten, e alcuni suoi collboratori, avrebbero avuto rapporti sessuali con seminaristi.
Due le foto che incriminano la direzione del seminario: una mostra il rettore, Ulrich Kuechl – dimessosi dal suo incarico già il 5 luglio, in reazione alle accuse – e l’altra il vice-rettore, Wolfgang Rothe, in atteggiamenti inequivocabili ciascuno con un seminarista.
Secondo Profil, anche Rothe (che è anche consulente del vescovo ultra-conservatore di St. Poelten, Kurt Krenn) si sarebbe già dimesso.
Il settimanale scrive anche che nel frattempo la procura di St. Poelten avrebbe trovato “nelle stanze dei seminaristi almeno 40mila fotografie e alcuni filmati” con scene di sesso “in parte perverse che mostrano anche giovani preti di St. Poelten con superiori”. “Si fotografavano vicendevolmente, perchè anche in questa maniera si eccitavano”, ha detto un inquirente a Profil.
Già una decina di giorni fa la procura di St. Poelten aveva confermato che su un computer del seminario erano state trovate undicimila foto scaricate da internet, tra cui anche immagini pedo-pornografiche.
“Un largo fronte di personalità ecclesiastiche della diocesi di St. Poelten trovano insopportabile il doppio gioco e si sono decisi a un’azione concordata per portare alla luce la verità, dopo che per anni i loro tentativi dietro le quinte non hanno avuto successo”, scrive Profil. Il settimanale scrive anche che il vescovo Krenn sapeva già da molto tempo cosa stava succedendo nel seminario e sei mesi fa ne era anche stato informato per iscritto. Krenn avrebbe però cercato di trascurare la vicenda e cercato di influenzare le indagini.
“Nel contesto delle notizie sul seminario di St. Poelten c’è un’urgente bisogno di azione da parte della Chiesa”, ha fatto sapere la conferenza episcopale austriaca in una prima reazione, aggiungendo che “è fuori questione che tutto ciò che ha a che vedere con omosessualità praticata o con pornografia, non può avere posto in un seminario”.

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