Si chiamava Nathan Verhelst e aveva 44 anni, ma fino a due anni fa per l’anagrafe era ancora Nancy. Un lungo percorso per diventare uomo, dopo essere stato una donna infelice, per troppo tempo “la ragazza che nessuno voleva”. Ma neanche con il doloroso e complesso cambio di sesso Nathan aveva trovato la sua dimensione e così ha chiesto di morire con una puntura letale. In Belgio, paese in cui Nathan era nato e viveva, l’eutanasia è legale e si può richiedere regolarmente. “Nessuna di queste operazioni (quelle a cui si era sottoposto per il cambio di sesso, ndr) aveva funzionato come avrei voluto – aveva raccontato Nathan ad un quotidiano fiammingo -. Ero pronto a celebrare la mia rinascita, ma quando mi sono guardato allo specchio ero disgustato da me stesso. Il mio nuovo petto non corrispondeva alle mie aspettative e il mio nuovo pene dava segni di rigetto”.
Nathan, che da piccolo era l’unica femmina in mezzo a tre fratelli maschi, non sembra fosse mai stato felice, neanche nell’infanzia passata con una madre che non faceva altro che ripetergli ”se solo tu fossi stato un ragazzino” e che come stanza da letto gli aveva dato uno sgabuzzino sopra il garage.
E non sembrano essere solo convinzioni di Nathan, quelle secondo le quali la madre non l’avrebbe mai accettato. A confermarlo è stata a donna stessa. “Quando ho visto il suo nome di battesimo per la prima volta ero distrutta – ha raccontato la signora Verhelst -. Era così brutta. Avevo dato alla luce un fantasma. La sua morte non mi disturba. Leggerò la lettera (che Nathan ha lasciato prima di morire, ndr), ma sarà piena di bugie”. “Per me questo capitolo è chiuso – ha concluso -. Non provo tristezza, non ho dubbi né rimorsi. Non abbiamo mai avuto un legame”.
Anche da morto, Nathan è rimasto “la ragazza che nessuno voleva”.
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