Sabato prossimo, ore dieci e trenta, il centro sociale autogestito ‘O malepasso, di Avellino, indice il Primo femmeniello pride con «tammorre, putipù, triccabballacche e scetavaiasse» sulla piazza antistante il santuario di Montevergine, annunciando che «sono graditi abiti sgargianti e trucco a tema». Anche Vladimir Luxuria ha annunciato che aderirà all’iniziativa, nata in risposta al richiamo rivolto domenica scorsa dall’abate Tarcisio Nazzaro ai travestiti che, in accordo con una pluriennale tradizione, festeggiavano la festa della Candelora con canti e balli fuori della chiesa. Ma il rumore ha infastidito il sacerdote, che ha cacciato i femminielli dal santuario: «Le vostre non sono preghiere ma chiassate che la Madonna non gradisce e non può accogliere – è sbottato dall’altare – Siete come i mercanti che affollavano il tempio fino a quando Gesù non li scacciò».
Così, i giovani del centro sociale hanno deciso di fare del chiasso un arma e ritrovarsi davanti alla chiesa per farsi sentire: «Rivendichiamo il diritto di ciascuno a esprimersi liberamente – scrivono i giovani di ‘O Malepasso in un volantino che s’intitola provocatoriamente "Siamo tutti femmenielli" – Rivendichiamo il diritto di ciascuno a manifestare liberamente la propria religiosità, ma anche a far festa, ballare e divertirsi, a dispetto di chi vuol ridurre la vita a un susseguirsi di condanne e penitenza».
Secondo i giovani, l’episodio della "cacciata dei femminielli" è tanto più grave in quanto avvenuto in occasione di una festa, quella della Madonna della Candelora, che da sempre ospita volentieri le celebrazioni chiassose dei femminielli, particolarmente devoti alla Madonna nera.
E Vladimir Luxuria insiste: «Considero gravi le parole dell’Abate: è una discriminazione bella e buona. Sabato sarò insieme a tanta gente per una tammurriata festosa e di protesta che terremo davanti all’Abbazia di Montevergine. Mi si noterà state tranquilli, stia tranquillo l’Abate. Sarò rispettosa del luogo, certo, ma vi assicuro che mi si noterà. La nostra, mai come in questo caso, sarà una manifestazione di orgoglio all’insegna anche questa del pride».
Tuttavia, dalle pagine di Repubblica di oggi, si insinua anche l’esistenza di altre motivazioni che rendano irritabile l’abate: pare che la sua diocesi sia a rischio di chiusura, e che sia oggetti di voci a causa di alcuni episodi quasi "boccacceschi" (un paio di novizi che hanno rinunciato ai voti in circostanze ignote, un presunto ammanco – mai denunciato – nelle casse comuni). Il santuario è in realtà un luogo generalmente immerso nel silenzio e nell’inoperosità: le confessioni sono in gran parte affidate ai preti della diocesi, e non esiste una specificità dei monaci (insegnamento, restauro, lavoro della terra che sia), mentre la crisi delle vocazioni sembra rendere i criteri di selezione sorprendentemente elastici, se è vero che tra i "novizi" ci sono oggi almeno due pensionati napoletani senza famiglia, che hanno scoperto la vocazione dopo aver chiuso bottega.
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