Donne che non vogliono essere madri: l’intervista corale di Gay.it

L'urgenza inderogabile di dare voce alle donne che non si sentono rappresentate dal modello della donna-madre.

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7 min. di lettura

Mentre sono ancora in corso le polemiche per il Fertility Day voluto dalla ministra Lorenzin, con tutti suoi inni alla maternità e alla procreazione precoce, abbondante e socialmente doverosa, abbiamo voluto, in maniera molto diretta, molto onesta e molto social, fare quello che ancora troppo poco spesso viene fatto, ovvero dare la parola alle donne, alle dirette interessate. Abbiamo chiesto in particolare ad alcune di loro – sette, per la precisione – di raccontarci la loro esperienza di donne che non hanno figli, non ne hanno avuti e facilmente non ne avranno perché hanno scelto di non averne.

Che donne sono queste? Cosa le motiva, cosa sognano, che passato hanno alle spalle? Raccontarle, portare alla luce queste narrazioni è un’esigenza viva, inderogabile. È un atto dovuto.

***

Quanti anni hai e cosa fai nella vita?

 

LuciaHo 41 anni. Sono responsabile del sistema qualità, sicurezza e ambiente per alcune imprese.

Rosa: Ho 38 anni e mi occupo di comunicazione e marketing per enti no profit.

Manuela29 anni, storica dell’arte.

FrancescaHo 47 anni e faccio la farmacista.

SusannaHo compiuto 60 anni e da una quindicina d’anni insegno yoga, prima ho lavorato per anni in grandi aziende, ambito comunicazione.

Paola47 anni, insegnante d’inglese precaria presso il Ministero della Pubblica Istruzione e traduttrice dall’inglese quando capita.

Veronica: Ho 46 anni e sono freelance nella moda.

Quando hai deciso che non avresti avuto figli? Perché?

 

LuciaL’ho sempre saputo. Ero piccola e mi dicevano “quando avrai dei bambini…”, ed ho proprio nitidissimo questo ricordo di me che pensavo “Io non voglio bambini. Io voglio fare l’archeologa. Non esiste proprio che abbia dei bambini”. Se esternavo il pensiero la risposta immancabile era: “Ma che dici! Vedrai che poi cambi idea”.

RosaPiù che aver scelto di non avere figli, non ho mai deciso che li avrei avuti. Non ho un ricordo di un momento in particolare. Ho sempre pensato che sarei stata una buona madre, ma avrei preferito adottare. Ho anche tentato tempo fa l’affido per single, ma senza un contratto a tempo indeterminato (sono consulente) e senza una stanza in più in casa, non mi hanno nemmeno fatto proseguire con le selezioni. 

Manuela: Non saprei individuare un momento né una ragione precisa, semplicemente non ho mai avuto questo desiderio, non riesco a immaginarmi come una madre, né ora né in un futuro prossimo.

FrancescaHo deciso di non avere figli dopo averci provato per 4-5 anni, intorno ai 35.

SusannaNon ricordo un momento preciso in cui ho deciso di non avere figli, ho sempre saputo che non ne avrei voluti. La mia convinzione è sempre stata talmente forte che non mi sono mai nemmeno trovata nella condizione di dover abortire. Ho avuto una madre che non avrebbe voluto esserlo – anche mio fratello ha scelto di non avere figli.

Paola: Mio padre dice che già alle elementari proclamavo di non volermi sposare e di non voler far figli. Ho sempre percepito la fatica e l’isolamento delle donne madri intorno a me, e la noia e la tristezza. I bambini non mi hanno mai particolarmente attirata, mi hanno sempre un po’ annoiato. Da donna adulta posso dirti che ho un istinto di protezione fortissimo verso i bambini, ma continuo a non sentire il desiderio di averne uno mio. Credo che uno dei motivi per cui non ne ho voluti di miei è perché la maternità è l’unica condizione, insieme alla morte, irreversibile e questa idea mi ha sempre paralizzata.

VeronicaA 39 anni ero in una relazione con un uomo più giovane di me che sapevo non avrebbe voluto avere figli nel futuro immediato. Durante una visita di controllo ho chiesto alla mia dottoressa, nel caso avessi deciso di avere un figlio, quando avrei dovuto attivarmi. Lei mi ha risposto: “Ora!”. In quel momento ho capito che non sarebbe stato né allora né mai, e non a causa del mio compagno, ma perché io non lo volevo.

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Che atteggiamento hai notato attorno a te per questa tua scelta?

 

LuciaPer lo più educato silenzio. Oppure ignorano del tutto quello che dico e se ne escono con “va beh, se vengono bene altrimenti non è un dramma.”

Rosa: Questa scelta per i più è incomprensibile. Mio padre non insiste ma non comprende. Così come i colleghi e la gente attorno a me.

Manuela: Principalmente di scetticismo (“vedrai che cambierai idea”, che è quello che mi sento ripetere da almeno dieci anni).

FrancescaIntorno a me non vedo particolari cambiamenti di atteggiamento.

SusannaOnestamente, non ho mai fatto tanto caso all’atteggiamento degli altri rispetto a questa scelta. 

Paola: Soprattutto rassegnazione di fronte a un caso disperato, a una causa persa, a una pecora nera. 

Veronica: È difficile parlare di questa “cosa” come di una scelta, in particolar modo con le amiche e coetanee che hanno dei figli. Sono più disposte ad accettare una spiegazione del tipo “Non mi è capitato”. Dire che non ho voluto avere figli viene visto a volte come un atto di egoismo, altre volte ti senti commiserata.

Il/la tuo/tua partner come vive o come ha vissuto questa tua decisione?

 

LuciaIl mio partner condivide la mia scelta. Io non ho mai nascosto questa cosa fin dai primi tempi che stavamo insieme per cui la cosa è sempre stata molto chiara.

RosaLa mia compagna (anche se non abbiamo un rapporto così lungo che ci abbia portato a affrontare concretamente questo tema) rispetta la mia scelta, ma comunque sarebbe contraria all’adozione. Anche lei ha scelto di non avere figli biologici.

Manuela: Lui sarebbe più aperto a questa possibilità ma ha accettato la mia scelta.

FrancescaIl mio compagno l’ho incontrato 4 anni fa. E quando ci hanno presentato, la mia amica ha detto: “conosci Francesca? Anche lei non vuole figli”.

Susanna: Il mio ex-marito non accettava la cosa di buon grado.

PaolaIl mio partner non dice un bel niente, di bambini non ne ha mai voluti davvero nemmeno lui; siamo sempre stati abbastanza in linea, direi.

VeronicaAl momento non ho un partner, ma qualche anno fa ho avuto una relazione con un coetaneo, gli dissi chiaramente che non desideravo avere dei figli. Non ha detto nulla, mi ha solo guardata come se la mia decisione lo avesse ferito personalmente.

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Cosa rende secondo te “buona” una madre?

 

LuciaDifficile dirlo. Ma credo il non mettere il proprio figlio su un piedistallo ma pensarlo nella sua individualità, come qualcuno di diverso, autonomo e indipendente da te.

RosaNon ho idea di cosa renda “buona” una madre. Ho idea di cosa renda “buona” una donna: piacersi. Piacersi rende sicuri. Credo che sostanzialmente se una donna arriva a conoscere così tanto se stessa da piacersi, sarà una donna e quindi anche una madre migliore. 

Manuela: La capacità di mettere i bisogni dell’altro davanti ai propri e di ascoltare i desideri e i bisogni del figlio.

FrancescaAvere una buona madre è questione di fortuna. Esserlo è una questione di coscienza. Ci sono donne che non saranno mai buone madri anche con dieci figli, altre che lo sono anche senza averne avuti. Riuscire a capirlo è essenziale. Io non avrei voluto per nulla al mondo essere una mamma-nonna.

SusannaNessuna è una buona madre e tutte sono buone madri, tranne alcune che madri non desideravano esserlo e lo sono diventate a causa di condizionamenti vari (e pesanti): quelle spesso sono cattive madri.

PaolaUna buona madre secondo me è una persona che ha risolto i suoi conflitti interiori. Una persona che non vede i figli come un suo prolungamento o una sua proprietà, ma che sa di metterli al mondo perché poi ci vadano e ci stiano, nel mondo. Da soli. A modo loro. 

VeronicaNon so cosa faccia di una madre una buona madre. Posso solo pensare a quello che avrei desiderato io quando ero bambina e che desidero ora da adulta dal rapporto con mia madre. Forse una buona madre è colei che espone i propri figli a continui stimoli, affinché sia per loro più semplice prendere decisioni giuste per il loro futuro in modo da crescere liberi ed indipendenti. 

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Hai saputo del Fertility Day e della campagna della ministra Lorenzin? Che ne pensi?

 

Lucia: Tutto fa tranne che mandare un messaggio positivo. Si poteva parlare di aiuti per chi non può concepire e vuole farlo, indire una giornata di visite ginecologiche e andrologiche gratuite nei centri ospedalieri. Dare informazioni nelle scuole. Peggiore scelta non potevano farla.

Rosa: Credo sia l’ennesima occasione per giudicare le donne. È storicamente sempre stato così, ma fa sempre effetto vederlo. Perché alla fine la fertilità è una caratteristica senza sesso, ma per natura la trasformazione biologica sta in un corpo solo – quello femminile – quindi a questo corpo vengono dati oneri e onori. Sostanzialmente la campagna mi sta dicendo che mi manca qualcosa, che sto perdendo tempo. Come se qualcuno oltre a me potesse scegliere come posso disporre di me stessa o cosa davvero mi serve per sentirmi completa. 

Manuela: Sì, penso che ogni donna dovrebbe essere libera di scegliere come gestire il suo corpo e la sua vita e il fatto che questo tipo di pressione sociale assuma una dimensione addirittura istituzionale è a dir poco avvilente. La maternità dovrebbe essere una scelta sentita e consapevole, non un obbligo sociale.

FrancescaIl Fertility day è un inno alla donna fattrice.

SusannaPenso che sia una campagna inaccettabile sotto ogni punto di vista, a partire da quello strettamente tecnico della comunicazione; trovo inaccettabile la pesantezza con cui si interferisce nel privato delle persone.

PaolaTra un po’ tutti i miei contatti mi cancelleranno da FB per quanti post ho fatto, in merito. Penso che la campagna sia un insulto alla donna e alle sue faticose conquiste, perché si rifà, coi suoi messaggi, a un’idea di donna che non è prima di tutto essere umano, ma semplicemente procreatrice.

VeronicaMi sento offesa da questa campagna, che mi vuole far sentire vecchia e in qualche modo inutile. E’ una campagna che non tiene minimamente conto del contributo che portano le donne come me alla società. Praticamente io non costo nulla allo Stato, lavoro, pago le tasse e non ho diritto ad alcun assegno familiare, a nessuna agevolazione. Niente di niente.

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Giovanni Di Colere 1.9.16 - 18:53

Sicuramente una campagna pensata concepita (è proprio il caso di dirlo) e realizzata male e con molti equivoci per voler credere alla buona fede. Attenzione però che l'ideologia sta spesso anche in chi si qualifica "insegnante precaria" e vorrebbe un lavoro sicuro per avere figli. Se i miei avessero dovuto aspettare la sicurezza economica non avrebbero ma avuto alcun figlio.un figlio è una scelta personale di vita è una scelta di sacrifici ma anche di soddisfazione e chi continua a parlare di precarietà usa scuse e ideologia esattamente come chi dice che è una scelta sociale.

    Avatar
    PoiSonia Venimeuse 3.9.16 - 8:36

    Perché deve essere considerata una scusa o ideologia? Io posso scegliere di non sentirmela di tirare su un figlio in una situazione di precarietà, anche questo fa parte del mio diritto a volere un figlio o meno e soprattutto non sta a nessuno dirmi che il criterio con cui lo scelgo sia giusto o sbagliato. L'esempio dei tuoi genitori è quello di tanti altri (scelta coraggiosa e rispettabile) ma dicendo così si cade nello stesso errore delle vignette: proporre modelli virtuosi per screditare scelte differenti. Scelte che sono e devono rimanere un sacrosanto diritto.

      Avatar
      Giovanni Di Colere 3.9.16 - 11:53

      Siamo d'accordo che un figlio è una scelta personale di libertà e determinazione della propria vita, come tutto il resto. Per le verità assolute, le certezze, le sicurezze, i dogmi, mi dispiace sono agnostico su tutto anche su questo. Tra l'altro qui parliamo di economia e società: magari sulla natura di Dio qualche religione o filosofia può farti sperare in una certezza o verità, ebbene se c'è proprio un campo in cui non ci sarà mai altro che incertezza, precarietà, rischio è proprio quello del benessere economico e sociale. La scelta ovviamente resta, ma a mia opinione personale è come sperare di sciare sulla neve nel deserto del Sahara, peraltro se c'è una cosa che ho imparato dai miei è proprio la dignità anche in situazione economica ristretta, una cosa educativa per i figli a mio modo di vedere, che altrimenti avendo tutto facile pensano che la vita sia una passeggiata e tutto sia dovuto.

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