Nelle ultime 48 ore è andato in scena Verona Sposi, appuntamento primaverile per i futuri sposi in cerca delle più interessanti proposte di prodotti e servizi per organizzare al meglio il giorno del matrimonio.
Sposi etero, dovremmo dire, visto e considerato che lo slogan #SposaChiVuoi presentato da una wedding planner è stato fatto rimuovere dall’amministrazione comunale perché ritenuto contrario alla famiglia tradizionale uomo-donna, unica famiglia che rappresenta, con le parole dell’Assessora al Patrimonio Edi Maria Neri “il target, l’ideologia a cui si rifà questa Amministrazione“.
Dura la reazione di Maria Grazia Sangalli, Presidente di Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford: “Le amministrazioni di centrodestra non sono nuove a queste provocazioni omofobe e razziste, e su queste prese di posizione stanno costruendo una campagna elettorale estremista e pericolosa. Ricordo la decisione del Comune di Stezzano di non concedere la sala di rappresentanza alla celebrazione delle unioni civili, che ha costituito il viatico per la candidatura della sindaca al nostro Parlamento, poco importa che si trattasse di decisione illegittima, come dichiarato dal TAR a seguito di nostro ricorso“.
“Nel caso di Verona il Comune ha compiuto una vera e propria intimidazione nei confronti dell’ente fiera“, prosegue la Sangalli, “e ha dimostrato di rispondere non ai bisogni dei cittadini ma alle istanze di un gruppo di fanatici integralisti religiosi che non riconosce le leggi dello Stato e si pone al di fuori della legalità. La richiesta è illegittima e ci siamo subito messi a disposizione della wedding planner per far valere le sue ragioni“.
Nel settembre scorso il Comune di Verona aveva annullato un evento esplicitamente indirizzato all’inclusione delle minoranze, tra cui la comunità LGBT, all’interno del festival Tocatì, causa ‘contenuti non adatti’.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.
Ma se al Veneto gliela concedessimo sta famosa indipendenza... ?