In Trinidad e Tobago un omosessuale può essere imprigionato (quasi) a vita per un rapporto consensuale, ma le cose potrebbero presto cambiare.
La sfida legale lanciata dall’attivista per i diritti umani e LGBT Jason Jones alla Corte Suprema del piccolo Stato insulare dell’America centrale caraibica potrebbe infatti cambiare lo stato attuale delle cose. Il caso, che verrà trattato il 30 gennaio, punta a stracciare dalla Costituzione le discriminatorie leggi anti-omosessualità ancora vigenti nel Paese, lascito della fase coloniale britannica: si tratta delle sezioni 13 e 16 del Sexual Offenses Act, in base a cui il sesso gay può essere punito con la reclusione dai due ai 25 anni.
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Secondo Jason Jones il suo caso potrebbe sortire lo stesso effetto a catena in altri sette Paesi a lingua inglese dei Caraibi: Grenada, St. Kitts and Graves, Barbados, Antiga, St. Vincent, St. Lucia e Jamaica.
La decisione del giudice, attesa nelle prossime settimane dopo l’udienza del 30 gennaio, dovrà comunque essere ratificata dal Parlamento entro sei mesi. Il Parlamento avrebbe teoricamente la facoltà di fare ricorso (e alcuni politici locali stanno già facendo campagna in tal senso), ma l’attivista è ottimista: “Difficilmente i politici ignoreranno la decisione del giudice, si creerebbero problemi non indifferenti”.
Nel migliore dei casi entro la fine del 2018 i rapporti omosessuali potrebbero essere legalizzati.
Jones, rinnegato dalla famiglia dopo il coming out e costretto a trasferirsi nel Regno Unito, ha lanciato anche una raccolta fondi per il viaggio di ritorno in patria e per le spese legali che sta affrontando.
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