Il Gay Pride nazionale a Bologna e la creazione di un coordinamento nazionale che si occupi di discutere e di organizzare ogni anno non solo il Pride ma anche altre manifestazioni nazionali in città considerate strategiche o bisognose di attenzione. È questo il risultato della riunione alla quale hanno partecipato Arcigay, Arcilesbica, Mario Mieli, Certi Diritti, MIT, QueerLAB, Di’ Gay Project e Roma Rainbow Choir e convocata da Famiglie Arcobaleno ed Agedo.
Queste ultime due associazioni, tramite i loro presidenti nazionali Giuseppina La Delfa e Rita De Santis, si erano dette perplesse della candidatura di Bologna in quanto luogo meno bisognoso di attenzione da parte del movimento lgbt a scapito di territori e città dove invece l’omofobia è ancora forte e radicata e la comunità lgbt non perfettamente accettata ed integrata.
Nel dibattito è tornata in campo la sempreverde richiesta, stavolta partita da un intervento di Enzo Cucco (Certi Diritti) e poi ripresa da Rossana Praitano (Mario Mieli) ed in parte da Imma Battaglia (Di’ Gay Project) ma immediatamente bocciata da Famiglie Arcobaleno ed Agedo, di abbandonare l’anomalia italiana del "Pride Nazionale" per concentrarsi su tanti Pride ed eventi che coprano quanto più possibile capillarmente i territori. Una questione, quella delle infinite discussioni sul luogo del Pride Nazionale, che secondo tanti nasconderebbe la più totale mancanza di un confronto reale sui contenuti politici e che produrrebbe un movimento fatto da poche centinaia di persone incapace di interpretare i bisogni di una comunità che non vi si riconosce più.
Ma la novità più importante della giornata è che il porto sicuro che costituisce il Pride di Bologna, che Emiliano Zaino ha già annunciato per il 9 Giugno, dovrebbe lasciare il tempo alle associazioni maggiori per discutere la creazione di un coordinamento capace di prendere velocemente ed efficacemente decisioni su manifestazioni ed iniziative di rilevanza nazionale. Arcigay, Arcilesbica, Agedo, Famiglie Arcobaleno, Certi Diritti e MIT produrranno quindi a breve un documento che spiegherà finalità e margini d’azione di questo nuovo soggetto per poi proporlo ad una nuova assemblea che sarà convocata per l’anno nuovo. Una promessa che in realtà, seppur con qualche variante, non è del tutto nuova e che in passato ha prodotto solo dei grandi nulla di fatto.
Quel che è certo è che fra non molto vedremo se questo momento di crisi, certamente non solo economica, che attraversa trasversalmente tutta la società e non risparmia le persone lgbt sarà l’occasione per inventare una svolta che permetta al movimento di uscire dall’angolo di un immobilismo frutto di futili litigi e mancanza di contenuti e reale confronto che, questo almeno sembra aver messo tutti d’accordo, ci hanno accompagnato negli ultimi anni.
di Andrea Contieri
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