Carolina è stata trovata morta a soli 34 anni, nella propria abitazione in via del Cipresso, a Genova Lagaccio.
La pista sulla quale stanno indagando gli inquirenti è quella dell’omicidio: il corpo della povera donna, se pure privo di segni di colluttazione o violenza, è stato trovato avvolto in un lenzuolo intriso di sangue, in avanzato stato di decomposizione. Possibile anche la pista dell‘overdose, visto che accanto al cadavere in stato di decomposizione sono state trovate alcune siringhe che fanno pensare a una possibile possibile di stupefacenti.
Le cause della morte verranno chiarite dall’autopsia: quello che non verrà mai chiarito è perché i giornali italiani continuino a vilipendere la comunità transgender con termini transfobici, discriminatori e privi di alcun tipo di sensibilità.
Sì, perché come segnalato da Gaypost, i giornali locali e non che hanno riportato la notizia riferendosi a Carolina come un uomo, ripetendo incessantemente il suo nome di battesimo.
Una testata in particolare, Genova24, scrive che “la vittima si prostituiva col nome di Carolina o Carola“, insultando profondamente l’identità della giovane. “Un 34enne è stato trovato morto“, scrive Genova Today. “Transessuale morto” precisa il Secolo XIX, declinando tutto al maschile. Persino Fanpage, che ha riportato la notizia solo un’ora fa, si riferisce a Carolina utilizzando termini maschili inficiati di pregiudizi (“era conosciuto nell’ambiente della prostituzione con il soprannome di Carolina e Carol, scrivono).
Fa rabbia osservare come nemmeno le principali fonti di divulgazione utilizzino termini consoni alle situazioni raccontate: l’Italia continua a distinguersi per una totale disinformazione sulle tematiche legate al mondo transgender, perpetuata attraverso un linguaggio discriminatorio, offensivo e non adeguato. Carolina era una donna, e come tale merita di essere ricordata. Carolina ha avuto il coraggio di urlare al mondo la propria identità di genere con orgoglio, senza paura delle conseguenze e dei pregiudizi.
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