Il dramma di Pietro Ioia e la violenza sugli omosessuali in cella nel nuovo progetto teatrale di Antonio Mocciola. Perché se sei gay, in carcere, diventi lo “sfogo” dei tuoi compagni di pena.
“Sottozero – Morte e rinascita di un uomo in gabbia” è uno spettacolo che sta per debuttare a Napoli, al Teatro Bolivar, il prossimo 16 e 17 gennaio. Sottozero, scritto da Sandro Dioniso, Antonio Mocciola e Pietro Ioia, racconta in maniera cruda e violenta la vicenda carceraria vissuta dallo stesso Pietro Ioia, ex-detenuto, presso il carcere di Poggioreale, che nello spettacolo sarà interpretato da Ivan Boragine, tra i protagonisti della fortunatissima serie tv GOMORRA.
Pietro Ioia, che nello spettacolo interpreta il ruolo del suo secondino aguzzino, ha trasformato la sua vita da detenuto ad attivista e, una volta fuori, ha deciso di denunciare l’ingiustizia delle dinamiche detentive. Pietro Ioia, infatti, ha vissuto gli anni di detenzione nella cella “zero” del carcere di Poggioreale. Chi viene relegato alla cella “zero” è sottoposto ad umiliazioni continue e gratuite, attraverso torture fisiche e psicologiche.
Ci confessa Pietro Ioia:
In realtà in molti conoscono le efferatezze che si consumano nella cella “zero” del carcere di Poggioreale di Napoli, ma nessuno ha il coraggio di denunciare.
Antonio Mocciola, deus ex machina del progetto, dopo essere stato folgorato da un’intervista a Pietro Ioia, ha deciso di contattarlo per trovare il modo di raccontare questa vicenda senza le edulcorazioni della fiction e senza i fronzoli di un film hollywoodiano. Uno dei motivi di interesse dello spettacolo è proprio quello relativo alla denuncia della violenza perpetrata in carcere sugli omosessuali. Violenze fisiche e veri e propri stupri reiterati che nascono dal fatto che gli omosessuali, in cella, diventano veri e propri “sfoghi” per uomini costretti a lunghi anni senza rapporti fisici con le donne. E se un omosessuale prova a sottrarsi alle violenze, il rifiuto può generare una spirale di odio e aggressioni senza fine, da cui è difficile uscire. Inutile, poi, ricordare come da questi abusi, si diffondano in maniera esponenziale, in carcere, le malattie a trasmissione sessuale. E l’altissima percentuale di sieropositivi, tra la popolazione carceraria, ne è prova.
Mocciola ammonisce:
In Paesi più civili, come la Spagna, ogni mese i detenuti hanno diritto a passare del tempo in perfetta privacy con chi gli pare. Senza distinzione di orientamento sessuale. Ma in Italia non passano nemmeno le timidissime proposte della Cirinnà, figuriamoci una legge che tuteli i bisogni sessuali dei detenuti. Per di più, dei detenuti gay!.
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