HIV, epidemiologia e vulnerabilità: la risposta Italiana

Il BLQ Checkpoint, centro community-based a Bologna: ecco perché nasce e a cosa serve

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In Italia l’epidemia di HIV non si è fermata, come forse molti di noi pensavano solo perché se ne parla meno che negli anni del boom dell’AIDS. Tuttavia, col passare del tempo, l’andamento epidemiologico ha assunto caratteristiche molto specifiche, soprattutto per quanto riguarda le modalità più comuni di trasmissione del virus. Se negli anni del terrore, infatti, esso colpiva molto duramente anche e soprattutto chi faceva uso di droghe iniettive, attraverso la condivisione delle siringhe, adesso il problema si è spostato principalmente su un’altra popolazione: gli uomini che fanno sesso con uomini. Non stiamo con questo dicendo che HIV colpisce solo i froci, attenzione, non è mai stato così e mai sarà così: in un paese che discrimina tanto la popolazione LGBTQ, i virus ancora non fanno distinzioni di sorta e la loro diffusione non è legata all’appartenenza identitaria o culturale e tanto meno all’accettabilità sociale o morale, bensì alle PRATICHE. Proprio per questa ragione, è necessario rispondere all’epidemia con strategie concrete e mirate, che raggiungano i gruppi maggiormente esposti supportandoli e rendendoli capaci di proteggersi meglio. In un simile contesto, rilevando le esigenze specifiche della popolazione LGBTQ e la mancanza di strutture e servizi specifici, Plus Onlus, la prima rete LGBT di persone sieropositive, ha deciso di aprire un Checkpoint, con l’obiettivo primario di contenere un’epidemia che vede gli uomini che fanno sesso con uomini protagonisti indiscussi di un aumento graduale e costante di nuove diagnosi di HIV ed epatite C.

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Che cos’è un Checkpoint?

Checkpoint è un termine che indica un centro “community-based”, ossia gestito dalla comunità, dove è possibile controllare (check) la propria salute, principalmente facendo il test dell’HIV. Il BLQ Checkpoint nasce dopo una serie di centri simili aperti in Europa da altre associazioni: il BCN Checkpoint, di Barcellona, il Checkpoint LX, di Lisbona, l’ATH Checkpoint, di Atene e molti altri. Caratteristica specifica di un simile servizio è quella di essere creato e gestito da persone LGBT per persone LGBT, con un approccio “alla pari” in cui le istanze del singolo vengono accolte e comprese grazie al fatto di avere qualcosa di fondamentale in comune quando si parla di infezioni a trasmissione sessuale: l’orientamento. Quello di Bologna, al momento, offre gratuitamente test rapido (20 minuti per avere il risultato) per HIV ed Epatite C. Naturalmente, offrire solo il test sarebbe sì utile, ma non abbastanza. Per questa ragione, i volontari di Plus Onlus che lavorano al Checkpoint sono formati per offrire agli utenti un supporto ulteriore: oltre al test microcapillare (puntura del dito), eseguito da un infermiere, l’utente è “accompagnato”, dall’accoglienza in poi, e durante il tempo di attesa del risultato, da un counsellor che utilizza questo spazio per fare due chiacchere e parlare liberamente di pratiche, sessualità, rischi, prevenzione, profilassi, vaccini, abitudini, strategie. Si crea uno scambio in cui circolano informazioni, suggerimenti e riflessioni preziose, tenendo la morale e i giudizi fuori dalla porta. Il test è gratuito, anonimo e confidenziale per tutti, anche se naturalmente la popolazione di riferimento del centro sono i maschi che fanno sesso con maschi. Il BLQ Checkpoint, neonato della famiglia di Plus Onlus, si propone inoltre di diventare un punto di riferimento per tutti coloro che vivono con HIV. La prevenzione è un pezzo importante del lavoro, ma non è che un tassello del puzzle: senza un lavoro di sensibilizzazione, approfondimento e confronto volto, fra le altre cose, ad eliminare lo stigma che affligge le persone che vivono con HIV, non si cambia di molto lo scenario attuale.

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Dove?

BLQ Checkpoint si trova a Bologna, in via San Carlo 42/c, in centro. Se vi state chiedendo come mai si trovi a Bologna, le risposte sono diverse: Bologna, insieme a Milano e a Roma, è una delle città italiane con la più alta incidenza (numero di nuove infezioni per anno) in Italia per quello che riguarda l’HIV. Inoltre Bologna è la città in cui Plus Onlus è nata e cresciuta e dove si sono create sinergie con le istituzioni locali che hanno permesso l’implementazione di questo servizio. Bologna è un punto di riferimento importante per la comunità LGBTQ italiana ed è la città in cui nacque, negli anni ’80, il MIT (movimento identità trans).

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Quando?

Il BLQ Checkpoint ha aperto i battenti nel 2015. Questo non vuol dire che, nella testa di Sandro Mattioli, presidente di Plus Onlus, non esistesse già da molto tempo. È infatti dal 2005 che questo sogno cerca, tra mille sforzi, di trasformarsi in realtà e adesso, finalmente, esiste davvero. Gli orari di apertura sono stati pensati per andare incontro alle esigenze di chi lavora e per essere complementari a quelli dei servizi ospedalieri dedicati all’HIV: dalle 18 alle 21, il martedì e il giovedì. Inoltre, il secondo venerdì di ogni mese, il Checkpoint ospita i “venerdì positivi”: una serie di incontri dedicati a persone che vivono con HIV o che sono in qualche modo sierocoinvolte, in cui si discutono temi ogni volta diversi e in qualche modo relativi alla sieropositività. Il mercoledì, invece, si ha l’occasione di ottenere counselling specifico per persone sieropositive: suggerimenti sulla vita quotidiana, sulle terapie, sulle questioni legali e professionali, sulle relazioni, sull’accesso a servizi per la salute. Plus Onlus offre anche, il mercoledì e la domenica, supporto telefonico attraverso un apposito numero verde, la “linea positiva”, dedicata a chi ha bisogno di parlare di HIV, che si tratti di prevenzione o di qualunque altro tema attinente.

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Perché venire al Checkpoint a fare il test?

Le ragioni possono essere molte, tutte diverse. Tanto per cominciare, il BLQ Checkpoint nasce per accorciare le distanze fra utente e servizio. In Italia molte diagnosi di HIV sono tardive e sappiamo bene che cosa vuol dire: molte persone contraggono l’HIV senza saperlo, ci vivono a lungo senza occuparsene e così facendo aggiungono ai danni per la propria salute il rischio di trasmettere l’infezione ai loro partner. La diagnosi precoce è il miglior modo per correre ai ripari e vivere bene e a lungo, ma anche per evitare la diffusione inconsapevole dell’infezione. Se ci domandiamo perché non andiamo volentieri a fare il test in ospedale, dove pure è anonimo e gratuito, le risposte sono tante: in ospedale mi sento trattato diversamente per il fatto di essere gay (o trans*); di mattina faccio fatica a prendere permessi per andarci; mi viene l’ansia ad aspettare diversi giorni per il risultato; parlare di sessualità col medico mi mette in soggezione; detesto aspettare in quelle sale affollate; non ho un buon rapporto con i prelievi, ecc. ecc. Molto spesso, nell’ambito dell’ospedale, non ci sentiamo a nostro agio quando si tratta di fare qualche domanda in più o di essere espliciti sulle nostre abitudini. Al di là della predisposizione individuale del medico di turno (alcuni sono straordinari, alcuni sono capre, come in qualunque lavoro), il personale che ci segue ha spesso troppo poco tempo per noi e indossa un camice, simbolo, nella nostra cultura, di una sorta di autorevolezza e superiorità che ci rassicurano e intimidiscono allo stesso tempo. Poi un medico non dirà mai le cose come alcuni di noi hanno bisogno di sentirle perché siano chiare. Facciamo un esempio: anche se non ho strumenti culturali adeguati, in ospedale mi sentirò con ogni probabilità menzionare cose come “rapporto penetrativo anale ricettivo” e magari capirei di che cosa stiamo parlando solo se mi dicessero semplicemente “prenderlo nel culo”. Cosa che un operatore alla pari può fare più facilmente che un medico. Inoltre, se il mio test sarà reattivo (che vuol dire che probabilmente ho l’HIV), un operatore del Checkpoint potrà più facilmente capire il mio stato d’animo e aiutarmi, visto che Plus Onlus è un’associazione composta principalmente da persone che hanno l’HIV e che hanno vissuto quel momento sulla loro pelle.

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Per chi ha l’HIV, il Checkpoint può rappresentare uno spazio sicuro di confronto e di condivisione, di riflessione, di analisi politica, di crescita individuale. Per tutti gli altri, non si tratta solo di testarsi, cosa buona e giusta, ma di lavorare sulla consapevolezza, sulla capacità di valutare realisticamente i rischi che corriamo e di operare scelte informate e libere per la nostra felicità e per la nostra salute. In buona sostanza, ciò che Plus Onlus sta facendo in Italia, attraverso il BLQ Checkpoint (ma non solo), è elaborare una risposta comunitaria ad un’epidemia che ci colpisce in modo particolare, dopo anni ed anni di lotta all’HIV generalista e, per certi aspetti, non totalmente efficace.

Riconoscere le vulnerabilità di un gruppo non vuol dire chiudersi in un ghetto o autodiscriminarsi, ma, al contrario, lavorare per ristrutturarsi internamente, al riparo da inutili ipocrisie, e guadagnarsi una visibilità e una voce con cui esigere, con la massima forza possibile, ciò di cui abbiamo bisogno.

Paolo Gorgoni

– https://www.blqcheckpoint.it/ https://www.plus-onlus.it/linea-positiva/ https://www.plus-onlus.it/al-blq-checkpoint-mercoledi-e-venerdi-positivi/

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