E’ di ieri la notizia che, dopo una banale discussione con una degente della casa di riposo in cui è ricoverato, l’ultra settantenne artista gay Marco Silombria, che soffre di gravi disturbi psichici a seguito di un grave incidente, avrebbe scaraventato l’ottantenne giù dalle scale. La paziente ha battuto violentemente la testa e si è fratturata un femore. Ricoverata all’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, è morta dopo poche ore. L’artista sembra totalmente inconsapevole di ciò che è accaduto. La Procura ha quindi avviato un’indagine per omicidio preterintenzionale nei confronti di Silombria e un’inchiesta nei confronti del personale della casa di cura per non aver vigilato sull’anziano e per non aver compreso la gravità delle condizioni della donna.
Figura di spicco dell’arte omosessuale italiana, la sua “Nascita di Venere” in stile Hockney con un giovanotto polposo emerso da una piscina attorniata da giovani aitanti ha campeggiato per anni nel salone della Fondazione torinese Sandro Penna.
Savonese 77enne ma trapiantato nel capoluogo piemontese agli inizi degli anni Sessanta, ex allievo di Scanavino, Marco Silombria è stato un importante pittore pop-dada, valido ceramista, fondatore della “Cgss”, una delle prime agenzie pubblicitarie sotto la Mole, creativo per Bolaffi e per la Juventus, storico grafico autore delle copertine del “Fuori!”, l’antesignana rivista dell’omonima associazione omosessuale nata negli anni ‘70, la prima in Italia, di cui era cofondatore. “Il maggior artista gay italiano in assoluto”, scriveva Vincenzo Patané su Pride nel 2006. Aveva realizzato un celebre nudo di Aldo Busi e ritratti di Gianni Vattimo, Gianni Farinetti ed Enrico Colombotto Rosso. Nella nota serie “Gli accartocciamenti” riprendeva riproduzioni di opere cult come i graffiti di Keith Haring o la Venere di Pistoletto attraverso la tecnica dell’appropriation, cioè l’appropriarsi di lavori altrui, e le accartocciava letteralmente: “vengono spiegazzate quasi con rabbia o ripugnanza dall’artista – secondo Peter Weiermair – che tuttavia le ingrandisce, le apre e poi, ritagliandole in forme irregolari, le recupera, immettendole nel mondo degli oggetti”.
La sua abitazione in via Foà e poi in via Garibaldi era diventata un punto di riferimento per la comunità gay a cui aveva donato soldi e opere d’arte. Era una persona affabile e cordiale. Qualche anno fa un banale incidente domestico, la caduta da una scala appoggiata a un soppalco mentre cambiava una lampadina, gli causò un grave trauma cranico e due mesi di coma. Poi la lenta ripresa, con condizioni psichiche, però, che sono progressivamente peggiorate. È stato quindi messo sotto tutela dei famigliari e dichiarato incapace di intendere e di volere. Si è reso necessario il ricovero in una casa di cura di Albisola Superiore, in provincia di Savona. In questi anni la Procura ha indagato due persone per circonvenzione d’incapace. Avrebbero costretto l’artista a vendere opere d’arte e immobili.
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