Respinta davvero per un soffio (50,8% contrari, 49,2% favorevoli, con una differenza al momento di 60.000 voti circa) l’iniziativa “Per il matrimonio e la famiglia” che ha tenuto la Repubblica Elvetica con il fiato sospeso fino all’ultimo, nel referendum che ha portato alle urne gli svizzeri oggi. Il referendum chiedeva che in Costituzione la definizione attuale del matrimonio venisse cambiata in quella di “durevole convivenza, disciplinata dalla legge, di un uomo e di una donna” e che le coppie sposate non fossero svantaggiate rispetto a quelle unite civilmente (o di fatto eteresessuali) sul piano fiscale e delle assicurazioni sociali.
In una votazione caratterizzata da una grande mobilitazione, la corsa è stata al cardiopalma anche perché il testo lanciato dal Partito popolare democratico (PPD) ha ottenuto il consenso della stragrande maggioranza dei cantoni. Solo in sette è stata infatti rifiutata, con uno stretto margine come abbiamo visto.
La proposta intendeva definire il matrimonio quale durevole convivenza di un uomo e di una donna e chiedeva che a livello di imposte e di assicurazioni sociali i coniugi non vengano svantaggiati rispetto alle coppie non sposate, cosa che invece attualmente avviene per via del cumulo dei redditi.
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Non era un referendum contro i matrimoni gay, come sostiene il titolo. Ma si trattava di voler introdurre vantaggi fiscali solo per coppie tra un uomo e una donna, come viene correttamente precisato nell'articolo.