Sono migliaia in Italia gli uomini gay che scelgono come compagno delle loro vite uomini che appartengono a vite altrui, uomini uniti dal sacro vincolo del matrimonio a donne troppo innamorate (o forse troppo distratte) per accorgersi dell’omosessualità o della bisessualità dei loro consorti. E così loro si rifugiano tra le braccia di un altro uomo, un gay consapevole, magari dichiarato, ma che, come una fata silenziosa, è rispettoso della loro riservatezza.
Come l’ultimo capolavoro di Ferzan Ozpetek, che col suo delicatissimo "Le Fate Ignoranti" ci ha regalato un meraviglioso spaccato della vita di questi esseri meravigliosi, queste "fate", appunto, che, mantenuta la loro origine pagana, si sono trasformate in un affascinante ragazzo gay della porta accanto (un bravissimo Stefano Accorsi) legato sentilmentalmente e pazientemente a un uomo sposato.
Ma chi sono davvero queste fate? E come vivono nella realtà di tutti i giorni? Vediamo più da vicino, attraverso le parole di uno di loro, di che colore hanno le ali le fate ignoranti.
Marco, 28 anni, sociologo, da tre anni fidanzato con Alessandro.
Ho conosciuto Alessandro per caso, era il mio professore in un corso post universitario. Il nostro primissimo incontro è stato nella segreteria della mia facoltà dove io chiedevo informazioni sul corso che avrei seguito e lui compilava dei documenti. Un gioco di sguardi mi aveva acceso l’animo. Inutile dire che quando l’ho rivisto dietro la cattedra ho subito capito come sarebbero andate a finire le cose…
Quando hai scoperto che era sposato?
Al nostro primo appuntamento. Mi aveva anticipato per telefono che non avrebbe potuto far tardi quella sera ed io avevo creduto che si trattasse della solita restrizione di orario che hanno gli uomini in carriera. Mi sbagliavo. Una moglie e due figli restringono i tempi molto di più degli impegni di lavoro.
Come l’hai presa?
Ho un percorso sentimentale piuttosto burrascoso, devo ammetterlo. Dal mio letto è passato un po’ di tutto, compresi altri uomini sposati e anche qualche ecclesiastico. Quando ho incontrato Alessandro, avevo capito e assodato già da tempo che ci sono problemi più gravi in una coppia, di una moglie e due figli. Così ho abbozzato, ed ho glissato sull’argomento. Ne abbiamo riparlato solo un anno dopo.
Hai un qualche rapporto con la sua famiglia?
Ho conosciuto i suoi figli, e devo ammettere che quando ho visto la luce che gli brilla negli occhi quando guarda i suoi bambini, ho capito subito che qualunque piega avesse preso il nostro rapporto, non avrei mai dovuto pensare di sostituirmi alla sua famiglia o di pretendere un ruolo più importante di quello che sua moglie e i suoi figli occupano nella sua vita. Mi ha anche propposto di conoscere la moglie, di presentarmi a lei come un amico, un suo alunno particolarmente dotato. Ho rifiutato. Volevo far parte della sua vita, non entrare dentro la sua vita.
Come gestite il vostro tempo?
In realtà passiamo insieme una quantità di tempo limitata che, però, io ritengo più che sufficente. Con lui ho capito che la qualità del tempo è decisamente più importante della quantità. Cerchiamo di stare bene insieme, di fare le cose che ci piacciono e di ridere molto. Una situazione congeniale, che non ci permette di stufarci l’uno dell’altro e che mi permette di non spegnere mai il desiderio che ho di lui.
La gelosia?
In un rapporto del genere, chiaramente, c’è da fare un distinguo per quanto riguarda la gelosia. Non si può essere gelosi della moglie del proprio compagno. Non avrebbe senso. La gelosia di cui ogni tanto soffro è comunque legata ad altre situazioni che non hanno a che fare con la sua famiglia. Sono stato veramente geloso sono una volta in cui ha preferito uscire con gli amici. Ma non era una gelosia sessuale, per altro i suoi amici sono eterosessuali, si tratta di una gelosia territoriale. Aveva preferito una serata diversa, con altri, a me. Con una discussione ci siamo chiariti e si è risolto tutto.
Il futuro?
Il futuro non mi preoccupa. Siamo molto più preoccupati da altre cose che dal nostro rapporto. La diversità di scelte che caratterizza le nostre vite ci ha fatto capire che l’importante tra noi è crescere, sempre. Capire che il bello tra noi è proprio poter, attraverso i nostri vissuti così differenti, arricchirci l’un l’altro. Il futuro mi preoccupa per il lavoro, per la mia felicità. Se penso ad Alessandro, vedo solo felicità.
C’è la tentazione di trovare qualche cosa di più stabile?
Mi ha sempre detto che se avessi trovato una persona in grado di darmi di più, dovevo dirglielo tranquillamente, si sarebbe fatto da parte. Fino ad ora non è successo. Quando accadrà vedremo.
Una frase simbolica?
Una sera mi ha detto "se mia madre sapesse che il suo figlio sposato eterosessuale ha una relazione con un ragazzo gay potrebbe morire".
Io ho risposto "se la mia sapesse che il suo figlio single gay ho una relazione con un uomo sposato, raggiungerebbe la tua al campo santo"
Insomma una gran bella storia d’amore….
No, una qualunque storia d’amore. Ed è questo che la rende cosi speciale. La dimensione umana e un po’ sofferta che ha questo genere di relazione ti permette di non entrare mai in collisione con la realtà. I vagheggiamenti romantici, in amore, ho imparato che provocano solo complicazioni. Per quanto mi riguarda la favoletta della fusione dei due angeli con una sola ala che per volare hanno bisogno di stare appiccicati mi fa sorridere. Per stare insieme si può correre anche in binari paralleli, ma nettamente divisi. Un po’ come facciamo io e Ale.
Insomma dividere un uomo non è poi così drammatico…
Parlo sempre a titolo personale. Non è drammatico affatto. Alessandro è una persona meravigliosa, averne una parte mi riempie di gioia…forse tutto intero lo sprecherei!
di Ennio Meloni
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