Dopo il Pride lo scorso anno, primo stato a maggioranza arabo a farlo, il Libano potrebbe fare un altro passo verso l’uguaglianza delle persone LGBT.
A proporre lo storico stralcio dell’omosessualità dal codice penale è stato il Kataeb, partito cristiano di centrodestra, più volte nella maggioranza di governo del Libano. Nel Paese dei Cedri infatti convivono, con alti e bassi, islamici sunniti, cristiani maroniti e musulmani sciiti e la confessione religiosa costituisce un elemento distintivo delle diverse fazioni politiche.
La depenalizzazione dell’omosessualità è uno dei punti centrali del programma elettorale del Kataeb, che corre alle elezioni parlamentari del sei maggio prossimo. “È un grande passo avanti – ha dichiarato a GSN Georges Azzi, direttore esecutivo della Fondazione Araba per la Libertà e l’Uguaglianza – da tempo stiamo facendo pressioni sui partiti politici perché sostengano pubblicamente la comunità LGBT”.
Sebbene in Libano l’omosessualità sia ancora punita sulla base dell’articolo 534 del Codice Penale, che prevede fino a un anno di detenzione, da diverso tempo questo dispositivo è stato utilizzato molto di rado. Al contrario, sono ancora diffuse le vessazioni che la polizia riserva alla comunità LGBT.
Questo clima di tacita tolleranza, in cui si è svolto l’anno scorso il Beirut Pride, è stato favorito anche dalla sentenza emessa all’inizio dello scorso anno dal giudice Rabih Maalouf, che aveva dichiarato “l’omosessualità non punibile in quanto scelta personale”. Resta tuttavia una diffusa opposizione nella società libanese, che nel 2015 secondo un sondaggio IPSOS, la considera innaturale.
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