LIVIA TURCO FA AUTOCRITICA

Intervista all'ex Ministro DS che bocciò il PaCS: "Non era nel programma e non aveva speranze per passare". Perché, scusi, questo con la Mussolini?

LIVIA TURCO FA AUTOCRITICA - Turco Livia - Gay.it
3 min. di lettura

ROMA – E’ stata Ministro per la solidarietà sociale nei Governi Prodi, D’Alema e Amato; responsabile nazionale delle donne del Pci poi Pds dal 1986 al ’94. Oggi, Livia Turco, nata a Cuneo 48 anni fa, parlamentare Ds dal 1987, crea disagi a sinistra per l’alleanza con Alessandra Mussolini, viaticata in tv da Costanzo, su una proposta di legge che riguarda le coppie di fatto. L’abbiamo incontrata la scorsa settimana in una pausa durante le votazioni della Finanziaria.
Onorevole, state mica parlando ancora della croce?
No. La mia posizione resta per il pieno rispetto degli articoli 3, 8 e 19 della Costituzione: libertà e riconoscimento di ogni religione e diritto di espressione attraverso luoghi di culto. Di questo non troviamo riscontro nell’ordinamento, costruito su una legge del ’29. Occorre una legge e non inviare inopportune ordinanze.
Volevamo sapere della Finanziaria dei condoni e perdoni, ma il tempo…
No, me lo conceda: questa Finanziaria premia l’illegalità e assottiglia lo stato sociale.
Sui condoni perfino i governatorati di destra annunciano battaglia.
Certo, perché vedono messi a rischio i loro territori e sicuramente non hanno vantaggi economici.
Si accorgono magari che questa terra è l’unica che abbiamo.
Esattamente. Questa è la cosa più importante.
Onorevole, perché aveva escluso i gay nella proposta di legge sulle coppie di fatto?
No, avevo già detto subito alla Mussolini che così com’era la legge non andava bene, perché rischiavamo di avallare una discriminazione.
Pareva che ci stavate tentando ad escludere i gay.
No, guardi, non fa parte della mia cultura. Intanto l’abbiamo corretta e vi ringrazio di averci segnalato una parzialità. Questa legge non si propone di regolare in modo compiuto le convivenze. Per quelle c’è il Pacs dei Ds di cui sono una firmataria.
Benedino, però le ha scritto una lettera aperta sull’Unità, criticandola.
Stimo e ho affetto per Andrea. Dico a lui e a tutti che la legge di priorità è la nostra sul Pacs. In un incontro a Collegno gli ho anche spiegato che occorre far fare passi avanti ad una cultura di centro-destra e cattolica che mantiene una forte pregiudiziale di regolazione delle convivenze.
Ma se perfino l’azzurro Rivolta ha presentato una legge.
Sì, ma poi sono pochini i parlamentari che lo seguono. Il tema delle convivenze non significa entrare necessariamente nel merito della definizione giuridica di famiglia, bensì affrontare alcune discriminazioni. E’ questo il senso della legge con Alessandra.
Violante e Grillini si sono dimostrati scettici su un Pacs da far passare con un eventuale futuro governo di centro-sinistra.
Bisogna avere i voti per far passare una legge.
Ma i cattolici, di loro, non faranno mai passare il Pacs.
E allora? Ai gay forse basta una battaglia culturale di testimonianza? Oggi il Pacs è in minoranza e io lavoro perché diventi maggioranza. Questa alleanza con la Mussolini va in tal senso.
Benedino dice che la sinistra deve sapere da che parte stare.
Io non ho dubbi da che parte stare. Sono convinta invece che dobbiamo aprire il fronte delle contraddizioni negli avversari. La bellissima legge Grillini-Violante rischia di diventare battaglia culturale di testimonianza. Non voglio sembrarle presuntuosa, ma invece di bistrattarmi pubblicamente e silenziosamente, perché questo è avvenuto, si poteva riconoscere che quella iniziativa bipartisan aveva comunque un valore di aggregazioni e consensi.
Bistrattata da chi?
Insomma, non è che siamo state accolte con intelligenza. Ma lasciamo perdere! Per me quell’iniziativa è stata utile e di buon senso, dimostrando che il Parlamento è lontano dalla società se non affronta questo tema; e poi ha sparigliato An.
Come l’ha sparigliata?
Quando An ha presentato la legge un’ora prima della nostra conferenza stampa, vuol dire che abbiamo affrontato un problema reale, facendo capire anche alla destra che non si possono più ignorare che esistono convivenze al di fuori del matrimonio.
La Bellillo, a Torino mi disse che fu lei e la Toglia a stoppare i patti di convivenza.
Noi stavamo portando avanti il programma dell’Ulivo che non contemplava il Pacs. Se vogliamo che il prossimo governo di centro-sinistra metta all’ordine del giorno le convivenze, e io penso che sia una priorità e che la sinistra debba considerarla una priorità, dobbiamo costruire una mediazione più avanzata con i cattolici dell’Ulivo, con la Bindi e gli altri che erano contrarissimi. La Bellillo pensa davvero che saremmo riusciti a far passare il Pacs?
Se lei e gli altri non l’avessero cassato.
Mi pare una ritorsione polemica e cattiva. E’ vero che ero al ministero competente, ma la Margherita non ne voleva proprio sapere. Dobbiamo mettere il Pacs nel programma, e farlo sottoscrivere da tutti.
Certo che quando governavate non avete fatto molto per i gay.
E’ vero. Potevamo fare qualcosa che non è stato fatto, per esempio sulle discriminazioni. Anche senza il Pacs si poteva cominciare. Oggi, faccio critica e autocritica e me ne dispiace.
La sua posizione sulle adozioni?
Cominciamo a fare il Pacs, va, che è un bel passo avanti. Cominciamo con questo.
Grazie onorevole Turco
Ringrazio lei e il sito. Le vostre battaglie saranno sempre anche le mie, mi creda.

di Mario Cirrito

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