Da più di dieci anni gli ospedali in Malesia consentono e adottano una serie di pratiche del tutto prive di fondamento scientifico, utilizzate anche contro la comunità LGBT: nelle scorse ore, però, il tema è tornato alla ribalta grazie al magazine The Malay Mail, che riporta anche come e perché si sta cercando di istituzionalizzare dal punto di vista scientifico questi trattamenti incivili e pericolosi.
Nel 2006 il Ministero della Salute ha dato il via libera ad alcune forme di “guarigione spirituale” di cui i medici rivendicano l’utilità anche per curare i problemi della comunità LGBT: tra le suddette forme, bollate come invenzioni da ciarlatani dalla comunità medica e scientifica occidentale, si distinguono massaggi, agopuntura e diverse terapie a base di erbe. Sono riconosciuti dalla T&CM Policy nazionale (Traditional & Complementary Medicine) ma ancora non godono del necessario riconoscimento istituzionale.
Cosa sta succedendo nelle ultime settimane? Succede che psichiatri e gruppi religiosi della Malesia si sono uniti in una lobby per classificare l’insieme di queste terapie riparative come “terapie psico-spirituali islamiche”: l’obiettivo è quindi ottenerne il riconoscimento nel novero della medicina moderna, in nome della religione islamica. Ma c’è un piccolo, grande ostacolo da superare: non c’è alcuna prova scientifica della loro validità.
Il dottor Azizan Baruddin, direttore generale dell’Institute of Islamic Understanding Malaysia (IKIM), ha dichiarato: “Queste terapie devono dimostrare di poter riabilitare ogni forma di disturbo emozionale, ansia e depressione e di risolvere disordini psichici, disturbi di personalità e problemi riguardanti la comunità LGBT”. Le parole, che testualmente indicano l’orientamento sessuale come un problema, sono state pronunciate nel corso di una conferenza organizzata dal sopracitato IKIM, che ha riunito esperti – o sedicenti tali – del settore scientifico e di quello spirituale.
Essere gay è illegale (l’omosessualità maschile è punibile con il carcere e con dure punizioni corporali) in alcune parti dello Stato dell’Asia sudorientale, dove la legge islamica è strettamente osservata.
Recentemente, come qualcuno di voi ricorderà, la Malesia è salita agli “onori” della cronaca per la richiesta di censura del primo personaggio apertamente gay in un film della Disney, La Bella e la Bestia, e per aver invitato i propri cittadini omosessuali a curarsi attraverso il digiuno con un video diffuso dal Dipartimento di Sviluppo Islamico della Malesia (JAKIM).
https://www.gay.it/cinema-gay/news/malesia-censura-la-bella-la-bestia-disney-rifiuta
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