Un nuovo caso di ricatto a danni di un omosessuale si è svolto ai danni di un manager in servizio presso un ente pubblico della Valtellina. L’uomo è stato a lungo vittima dei ricatti del suo ex-compagno che, secondo quanto lo stesso ricattato ha riferito agli investigatori, non avrebbe mai accettato l’idea di essere stato scaricato.
«Se non mi dai soldi e non mi fai i regali che voglio, dico a tutti che sei un omosessuale»: così, ha avuto inizio una serie di richieste, alle quali il manager ha acconsentito per un periodo. L’uomo ha persino chiesto un trasferimento dalla sede in cui svolgeva il proprio lavoro, per sfuggire alle pressioni del suo persecutore; accontentato, è stato seguito nella nuova collocazione dalle richieste di denaro del suo ex, che ha continuato imperterrito a tempestarlo di telefonate al lavoro e sul cellulare privato.
«Insiste nel chiedermi soldi, sinora ho sempre aderito alle sue richieste – ha spiegato il ricattato alla polizia – facendogli anche regali di modesto valore. Ma ultimamente le sue richieste sono diventate sempre più esose. Ha anche minacciato di raccontare in giro una falsità, ossia che io sarei un pedofilo, se non lo avessi accontentato. Mi tortura da quando ho deciso di troncare la relazione. Non si è mai rassegnato».
Messo alle strette dalle richieste sempre più esose, l’uomo avrebbe deciso di rivolgersi alla polizia: così il suo ex-fidanzato, S.P. di trentun anni, risulta attualmente indagato per estorsione insieme con sua madre, M.R. di 66 anni, che sarebbe la mente che ha architettato il ricatto. È stata lei, secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, a incitare il figlio a spillare dal manager quanti più soldi possibile.
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