Marcello Lippi: «Gay nel calcio? Mai visti in 40 anni»

Dopo le esternazioni del capitano della Nazionale Fabio Cannavaro ci si mette il suo allenatore Marcello Lippi: «Gay nel calcio? In 40 anni mai visto uno» ha detto il CT azzurro.

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Nel giro di 24 ore ben due esponenti di primo piano del calcio nazionale si sono espressi sul mondo gay. Dobbiamo dire entrambi a sproposito. Non bastavano infatti le dichiarazioni del capitano della Nazionale azzurra Fabio Cannavaro che ieri aveva detto di non apprezzare i matrimoni gay spagnoli. Oggi ci si è messo addirittura l’allenatore della Nazionale che, incalzato da Klaus Davi per la trasmissione web KlausCondicio, ha sostenuto di non aver mai visto gay nel mondo del calcio nonostante alle spalle Lippi abbia ben 40 anni di carriera.

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«Onestamente credo che tra i calciatori di gay non ce ne siano. In quarant’anni non ne ho mai conosciuti, né nessuno che ha lavorato con me in tutto questo tempo e in tante squadre me ne ha mai raccontato. Penso, piuttosto, che ci possa essere qualcuno che abbia qualche tendenza, ma che non vada in giro a fare proposte o a mettere i manifesti. Questo vuol dire non vivere alla luce del sole la propria omosessualità.»

Senza spiegare la differenza tra omosessuali e tendenze sessuali, Lippi ha proseguito con un filo di buonismo. «Credo che al mondo esista una sola razza, quella umana. Per questo non escluderei un gay, come un nero, dalla Nazionale», ma, nonostante questo, «sarebbe difficile, per come siamo fatti noi calciatori, che un giocatore omosessuale possa vivere la sua professione in maniera naturale.»

sarebbe difficile, per come siamo fatti noi calciatori, che un giocatore omosessuale possa vivere la sua professione in maniera naturaleIl CT azzurro ha poi dichiarato di essere a disposizione nel caso qualche suo giocatore voglia fare un coming out con lui – anche se dopo queste affermazioni sarà difficile che accada -. «Quando alleno – ha detto Lippi -, non mi piace fare il padre o assillare. Sono una guida tecnica, ma ci tengo che i calciatori sappiano che, se c’è qualcosa che vogliono confidarmi, io sono a loro disposizione. Se qualcuno mi confessasse di essere gay, gli direi di vivere a pieno questa realtà e, con intelligenza, di non farsi condizionare e di non modificare i suoi atteggiamenti con i compagni. Per finire, gli suggerirei di essere ligio alla sua professione e di fare ciò che vuole nella sua vita privata».

A proposito del gigolò intervistato da Paolo Colombo per la trasmissione di La7 Victory che dichiarò di avere fra i suoi clienti alcuni calciatori di serie A, Lippi ha detto di non credere a certe affermazioni: «Ogni tanto viene fuori qualche pettegolezzo, ma poi ci si rende conto che a parlare sono persone con qualche problema da risolvere, che si inventano qualcosa semplicemente per attirare attenzione. Era già successo con Calciopoli. Si parte da alcune verità e poi vi si raccontano sopra delle favole».

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Arcigay, come era prevedibile, non ha lasciato passare le affermazioni dell’allenatore senza un duro commento: «Gli omosessuali sono persone che praticano tutti gli sport, sono impiegati in tutte le professioni, vivono dentro questa società come tutti» ha detto Aurelio Mancuso, presidente di Arcigay. «In ambienti particolarmente machisti come quello del calcio, gli omosessuali si nascondono ancor di più e visto che non presentano tratti somatici o d’atteggiamento differenti (a meno di fermarsi ai soliti stereotipi) è evidente che siano risultati invisibili anche a  Lippi. Ci permettiamo però di dubitare che l’allenatore mondiale non abbia mai sentito, nella sua lunga esperienza di importanti club, di diversi episodi e storie omosessuali. Insomma Lippi fa come le tre scimmiette: non vede, non sente, non parla, favorendo nei fatti il clima ostile nell’ambiente calcistico italiano nei confronti delle persone omosessuali. Siccome  però, Marcello Lippi è noto per essere persona equilibrata ed aperta, lo invitiamo ad un pubblico confronto  da tenersi nei prossimi mesi, in preparazione del Pride nazionale di Genova, così per poter parlare con franchezza di calico italiano ed omosessualità.»

Altrettanto duro è il commento della deputata lesbica del PD Paola Concia: «Lippi, la faccia finita con questa storia che nel calcio non ci sarebbero gay. Davvero in 40 anni di carriera non si è mai accorto di nulla? Davvero crede che essere calciatore tenga magicamente al riparo dal desiderio omosessuale? Ai tuffatori e ai cestisti succede e ai calciatori no? In realtà, il problema non è la presenza di omosessuali tra i calciatori ma la mentalità maschilista e omofoba propria di quel mondo; il calcio preferisce non sapere che negli spogliatoi ci sono gay, è la storia di sempre:  fingere di non sapere è rassicurante. Evita di dover affrontare la realtà. L’ipocrisia, lentamente, sta abbandonando anche il mondo del calcio a partire, ovviamente, dall’estero. Philipp Lahm, giocatore della Nazionale tedesca, ha recentemente affermato che i gay ci sono anche nel calcio ma che hanno difficoltà a venir fuori a causa della mentalità omofoba tipica delle squadre di calcio. Perché, caro Lippi, invece di fare l’ingenuo non si fa promotore in Italia della campagna contro l’omofobia lanciata dalla Germania e dalla Inghilterra? Aiuterebbe molti giovani atleti omosessuali ad essere valorizzati e non allontanati dallo sport e servirebbe anche alla educazione dei tifosi».

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