N. è il primo ragazzo gay che ho conosciuto a Marrakech. Ha 30 anni ed è amico dei miei amici italiani da ormai diversi anni. È un tipo allegro e abbastanza timido all’inizio. Ma soprattutto è portatore sano di una certa pacatezza tipicamente marocchina che aiuta i nuovi arrivati ad adattarsi al ritmo e in poco tempo a innamorarsene. N. lavora in uno dei riad più lussuosi e costosi della medina, competitor dei megahotel che si battono ogni anno il titolo di ‘migliore d’Africa’ o simili. Ha quindi un rapporto diretto e quotidiano con un certo occidente facoltoso e probabilmente illuminato, dato che a parità di prezzo sceglie un endroit più intimo e meno mainstream. Nel tempo libero mi ha accompagnato di qua e di là, consigliato itinerari e negozi, discoteche e tajine. Abbiamo passato, insieme anche a tutta la banda italo-marocchina di amici che in un modo o nell’altro si sono scelti, notti molto lunghe in club molto divertenti bevendo molti vodka tonic. È stato all’alba che ci siamo trovati a chiacchierare dell’essere gay e io ho cominciato a fargli delle domande abbastanza stupide. Le sue risposte mi avevano colpito e anche commosso. E il mix di understamenent e militanza, dignità e idee chiare mi aveva fatto vedere quello che fino a poco prima era un compagno di movida sotto una luce diversa. Non so se un eroe, certamente un guerriero per una causa nobile e un idealista consapevole. Qualche tempo dopo gli ho sottoposto queste domande.
Cosa significa essere gay in Marocco?
Un omosessuale in Marocco è una persona anormale e per la maggior parte delle persone si tratta di una malattia. Viene considerato motivo di imbarazzo, anche per gli amici e i parenti, ragion per cui è sempre meglio rimanere nascosti.
E cosa significa essere gay a Marrakech? Che differenze ci sono tra Marrakech e il resto del Marocco? E tra il Marocco e gli altri paesi arabi?
In generale non c’è moltissima differenza, ma sicuramente il fatto che si tratti di una grande città e che soprattutto sia una meta fortemente turistica porta uno spirito di apertura diverso nei confronti dell’omosessualità. Sulla grande piazza di Jamaa El Fna (la più grande piazza di Marrakech e una delle sue mete turistiche più famose ndr) ci sono dei travestiti. Esisteva anche una discoteca gay, si chiamava Diamant Noir. Marrakech è una città gay-friendly soprattutto per gli europei e i turisti piuttosto che per il gay marocchini, ma la situazione è certamente migliore che nei piccoli centri provinciali.
Per quanto riguarda il mondo arabo non ho mai visitato altri paesi. Ma ho amici che ci vivono e con cui o rapporti tramite i social network. La situazione varia moltissimo da stato a stato. In Arabia Saudita ad esempio la situazione è tragica, e si arriva tranquillamente alla pena di morte per atti omosessuali. Il Libano invece è molto più aperto, e lì è nata Helem, la prima associazione LGBTI del mondo arabo. In Iraq avvengono quelli che vengono detti ‘crimini d’onore’, i gay di punto in bianco spariscono e dopo qualche giorno fanno ritrovare i loro cadaveri in strada. In Egitto viene attuata una vera e propria caccia agli omosessuali (per quanto il termine sia forte), la polizia crea dei falsi profili sulle dating app e organizza incontri con i ragazzi per poi arrestarli, è per questo che si sente così spesso parlare di arresti nel paese.
In Marocco quali sono effettivamente i rischi? Dove si fissa il limite?
Qui i gay soffrono l‘omofobia dello stato, tramite l’articolo 489 del codice penale (che punisce gli ‘atti licenziosi o contro natura con un individuo dello stesso sesso’ ndr). E soffrono anche dell’omofobia culturale dei cittadini, ultimamente non è raro trovare in rete video di veri e propri linciaggi.
Cosa bisogna fare per evitare di avere problemi?
Per evitare i problemi si può scegliere di essere molto discreti, ma la vera soluzione è di resistere e creare un movimento che possa cambiare le cose, innanzi tutto cercando di modificare e sradicare l’articolo 489.
Hai mai subito episodi di omofobia?
Sì, sono stato picchiato da dei compagni di scuola quando mi hanno scoperto baciare il mio ragazzo, a 14 anni. In seguito mi hanno aggredito anche degli adulti che hanno scritto insulti omofobi su un muro nel giardino a casa dei miei genitori. Mia sorella che è molto religiosa e praticante e ha un forte ascendente su mia madre ha fatto sì che mi cacciassero di casa. E mi sono ritrovato per strada, per una settimana, senza un posto dove dormire e senza soldi. Da adulto invece mi è capitato di avere un capo omofobo che pur non licenziandomi direttamente mi ha molto pressato perché lasciassi il posto.
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