E’ iniziato il processo che vede indagato Erik Bondavalli, campione reggiano di pugilato conosciuto anche col soprannome di Dynamite Kid, nel 2013 accusato da un 37enne di essere stato preso a pugni perché gay.
Bondavalli dovrà rispondere di lesioni gravi e diffamazione, per una prima udienza che si è tenuta giovedì scorso, dopo che il pm Valentina Salvi aveva chiesto il rinvio a giudizio per il boxeur. A fine marzo il primo vero round in aula. Nel 2013, dalle pagine de Il Resto del Carlino, il 37enne denunciò l’aggressione da parte del pugile, per motivi a suo dire omofobi.
«Sono stato massacrato perché sono gay». «Stavo camminando all’inizio di via Farini quando un giovane veniva dalla direzione opposta verso Corso Garibaldi. Quando i nostri sguardi si sono incrociati mi ha squadrato con scherno, un sorrisino e poi mi ha detto «Ciao Finocchio». Poi ha proseguito per la sua strada. Così, sono andato da lui per chiedere spiegazioni e lui senza parlare mi ha sferrato quattro pugni. Il primo in mezzo alla fronte, poi allo zigomo che mi ha spaccato. Infine uno sul naso e uno in bocca. Cerano tante persone che hanno visto e che hanno chiamato i soccorsi».
L’uomo era finito in ospedale, con traumi piuttosto seri e 45 giorni totali di prognosi. Bondavalli, difeso dal legale Giancarlo Pasquale, ha invece raccontato tutt’altra storia, parlando di reazione per ‘legittima difesa‘. Il 37enne, denuncia il boxeur, gli avrebbe chiesto di poter fare un giro sulla sua moto, prendendola a calci e aggredendolo dopo il suo rifiuto. In 4 anni querele su querele si sono accumulate, tra proposte sessuali, avances e ulteriori referti, con le due parti che parlano di reciproche aggressioni. A scrivere la parola fine sarà ora un giudice.
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