In caso di vittoria legale con la Suprema Corte di Giustizia, Panama diventerà il prossimo Paese a legalizzare i matrimoni gay.
Alvaro José Lopez Levy, portavoce dello studio legale Morgan & Morgan, ha chiesto alla Corte di modificare l’attuale definizione di matrimonio, così sancita dall’articolo 26 del Codice Familiare: “Volontaria unione tra un uomo e una donna che si uniscono per condividere la vita”.
Fermamente convinto dell’incostituzionalità della definizione, Levy ha presentato la domanda lo scorso 24 marzo. Domanda che va ad aggiungersi a quella già presentata ad ottobre 2016 dallo stesso Levy e dalla coppia formata da Enrique Raul Jelenszky, avvocato panamense, e da John Winstaley, dirigente inglese, unitisi civilmente nel maggio 2008 presso l’Ambasciata Inglese a Panama.
Il dibattito sul tema comincia a farsi infuocato e, come da tradizione, non mancano i cori di oppositori. Gilberto Boutin, avvocato e preside della facoltà di Legge e Scienze Politiche all’Università di Panama, ha a più riprese dichiarato: “Il matrimonio gay è un concetto di importazione statunitense: gli antichi Greci, genitori dell’omosessualità, non lo hanno mai legalizzato”. E rincara la dose: “La condizione dell’essere gay consiste nella felicità della libertà edonistica, nulla di più: non ci sono mai stati uomini famosi nella Storia ad aver cercato il matrimonio con un altro uomo”.
Lo Stato dell’America Centrale tra il Mar delle Antille e il Pacifico è stato l’ultimo di idioma spagnolo in America ad abolire le storiche leggi contro l’omosessualità – nel 2008 – e non riconosce al momento alcun tipo di diritto alle coppie gay.
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