La Romania preme l’acceleratore contro i matrimoni gay: una proposta di modifica della Costituzione lanciata dai cittadini è stata accolta nelle scorse ore dal governo.
Una petizione, lanciata recentemente dalla coalizione anti-gay Coalition for Family, ha raggiunto – anche grazie al supporto della Chiesa ortodossa – la cifra record di tre milioni di firme su una popolazione di venti milioni: la petizione chiede di modificare la definizione di famiglia all’interno della Costituzione. Al momento, infatti, la stessa definisce una famiglia come un “volontario matrimonio tra due sposi”, ma l’intenzione è di modificarla così che si legga: “Una famiglia è fondata da un matrimonio tra un uomo e una donna e dai doveri dei genitori di garantire e assicurare l’educazione e l’istruzione dei bambini”.
La Camera dei Deputati ha adottato l’iniziativa dei cittadini romeni, votando a favore in larga maggioranza: 232 i sì, 22 i no e 13 le astensioni.
Vlad Viski, presidente dell’associazione MozaiQ che lavora a tutela della comunità LGBT, ha dichiarato: “Le persone si sentono senza poteri e arrabbiate. Le speranze che i politici potessero fare la cosa giusta sono andate in frantumi ieri. Con un voto vergognoso i partiti politici hanno ceduto agli interessi locali e alle pressioni della Chiesa Ortodossa e dei gruppi neo-protestanti”.
Cambiare la definizione renderebbe impossibile celebrare i matrimoni gay in Romania, ma ancora nulla è perduto: la proposta di revisione deve essere infatti adottata anche dal Senato con una maggioranza di almeno due terzi e un referendum deve – entro trenta giorni – ottenere il voto favorevole di quasi cinque milioni di persone. È l’occasione perfetta, continua Viski, per far sentire la propria voce in occasione del Pride di Bucarest del 20 maggio.
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