MILANOPRIDE: LA GRANDE SFIDA

Sabato 21 attesi in 50.000 alla manifestazione milanese. Che ha il patrocinio della Provincia. "Ma non amo le ostentazioni" dice a Gay.it la presidente Ombretta Colli. Ed è polemica.

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MILANO – Trascorsa la partecipazione al Gay Pride nazionale di Bari, con un successo politico e numerico, il movimento omosessuale si ripropone a Milano con una serie di iniziative che avranno una risposta di piazza nel corteo variopinto e battagliero di sabato 21 giugno. “Patti, non parole” è lo slogan del Pride milanese per sensibilizzare cittadini e istituzioni della capitale economica sui temi dei diritti civili per gay, lesbiche e transessuali con particolare attenzione al Pacs che non potrà essere eluso fino al suo compimento legislativo.

Dopo il World Pride di Roma che ha allenato le coscienze di molti, anche tra gli omosessuali; dopo che l’Arcigay in concomitanza con il “matrimonio” tra Alessio De Giorgi e Christian Panicucci ha lanciato la campagna nazionale “1 Pacs avanti” e dopo la grande manifestazione di Bari, Milano che ospita la più grande comunità gay italiana, celebra gli avvenimenti di Stonewall con dibattiti, feste nei locali e torna in piazza con la gioiosità che le appartiene, fermamente intenzionata a ricordare ai parlamentari che ci sostengono e a coloro che hanno ludibrio per le nostre scelte sessuali, l’intenzione di lottare per diritti che molti stati europei hanno già sancito. Ecco marcato il senso dello slogan e la necessità di partecipazione alle feste e al corteo di sabato.

MILANOPRIDE: LA GRANDE SFIDA - milano rainbow03 - Gay.it

Gli eventi sbocciati venerdì scorso con il lancio in piazza Duomo di una enorme bandiera rainbow si concluderanno domenica (vedi programma, clicca qui). Sabato il grande corteo si radunerà alle 15.00 in via Palestro, davanti alla Villa Reale (luogo di celebrazione dei matrimoni laici) e si concluderà intorno alle 20.00 in piazza Castello con gli interventi politici e tanta musica. Gli organizzatori avevano chiesto il passaggio anche da Corso Vittorio Emanuele ma la vigilanza urbana ha decretato che quel percorso pedonale dovrà rimanere inviolato ad ogni manifestazione politica.

Organizzato per il terzo anno dal Coordinamento Arcobaleno, il Pride meneghino ha anche il patrocinio ufficiale della Provincia di Milano e il sostegno di molte forze politiche. «Da molti anni» ci dice la presidente della Provincia Ombretta Colli «l’istituzione che presiedo concede il patrocinio ufficiale alla manifestazione del Gay Pride. Per noi è diventata una tradizione consolidata». Ma non ritiene la presidente Colli di andare controcorrente? «Affatto!» risponde, «Sono una persona di cultura liberale e credo nel diritto di ospitare tutte le idee, sempre nel rispetto di quelle altrui. E’ opportuno che le diversità abbiano diritto di cittadinanza». Poi, non si sa come, la signora Colli che sappiamo veramente attenta ai diritti civili di ogni persona che rappresenta, scivola nell’infelice: «desidero precisare che non sono entusiasta della ostentazione di queste diversità, ma credo che ognuno possa scegliere il modo migliore per esprimersi».

«A saperlo prima avremmo risposto volentieri sulle “ostentazioni” che non piacciono alla signora Colli. Due paroline certamente le diremo a fine del corteo», replica Paolo Ferigo, presidente di Arcobaleno. Alla presidente della Provincia, avevamo sottoposto altre domande inerenti il patrocinio e le questioni che riguardano i gay milanesi; domande rimaste tali. Contiamo presto di avere una intervista dalla signora Colli per capire davvero come i nostri rappresentanti politici abbiano a cuore i diritti del popolo GLBTQ. Milano deve ancora molte risposte dopo gli impegni dello scorso anno in Commissione Pari Opportunità del Comune finiti nell’oblìo dopo le dimissioni di Pietro Rutelli e anche i “dormienti” gay facciano sentire le loro voci oltre il Pride. «I gay di Milano stanno davvero bene» spiega Ferigo «stimano le loro libertà individuali nel riuscire a far sesso o andar per locali. Restano marginali alcuni casi di discriminazione. Per il resto c’è un velato qualunquismo. Per questo il movimento fa fatica ad aggregare al di fuori del Pride».

“Patti, non parole” non è solamente uno slogan ma un vero manifesto per non vanificare la lotta per il Pacs che tante energie ha raccolto. Nel fitto programma milanese, molte le iniziative rivolte alle lesbiche che, come conferma Paolo Ferigo, si sono impegnate più del solito. D’altra parte l’esperienza milanese di Arcobaleno si può ritenere un’esperienza felice pur con le differenze che ha ogni associazione. Ostico in questo Pride milanese il silenzio del primo cittadino Albertini e del presidente della Regione Formigoni. «La Regione Lombardia – ci hanno risposto – non concede mai patrocini alle manifestazioni politiche». Diverso il parere di Pierfranco Majorino, segretario cittadino Ds: «Aderiamo al Gay Pride con grande convinzione e ci auguriamo che il sindaco partecipi a un appuntamento che deve essere di tutti i cittadini».

Tantissimi, come ogni anno, i ragazzi della Sinistra Giovanile che con la loro bellezza e la verve battagliera parteciperanno alla sfilata con un loro carro. Ci saranno anche tutti i locali gay di Milano e hinterland. GAY.tv sarà presente con una troupe per uno speciale che andrà in onda su “Selfhelp”. Quella di sabato si prospetta come una grande festa dell’orgoglio e una nuova opportunità di lotta. Al passaggio nel sacro suolo di piazza Duomo verrà suonato l’inno nazionale a conferma che come cittadini italiani la comunità omosessuale chiede anche diritti oltre ai doveri.

A quanti si chiedono l’uso e la partecipazione al Pride risponde Ferigo: «Nel momento in cui, quanti ritengono inutile il Pride, segnalano qualche obiettivo raggiunto, riterremo superata la manifestazione. I diritti arrivano facendo sentire la propria voce e ricordando che quello che abbiamo adesso e che viene tollerato è frutto di battaglie fatte dal movimento, da persone che si sono esposte iniziando i piccoli Pride di alcuni anni addietro. Noi di Arcobaleno continuiamo a sostenere, contro ogni volontà politica, che gli omosessuali devono poter accedere ai tanti istituti negati per il loro orientamento sessuale. Coloro che si sentono liberi, diano queste opportunità agli altri, partecipando al corteo di sabato e seguendo le altre manifestazioni».

di Mario Cirrito

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