È morta ieri, a 88 anni, Edith Windsor, l’attivista LGBT che ha contribuito a far riconoscere il matrimonio egualitario negli Usa portando il suo caso davanti alla Corte Suprema.
Nel 2007 la donna, tecnico della società di informatica IBM, sposò la compagna Thea Spyer: Spyer era malata da tempo e secondo i medici le restava soltanto un anno di vita. Il matrimonio venne celebrato in Canada, visto che a New York, dove viveva la coppia, i matrimoni gay non erano legali.
Thea Spyer morì dopo due anni e Edith Windsor si ritrovò a dover pagare ben 360mila dollari di tasse per la successione: la donna chiese che le fosse applicata l’esenzione fiscale dovuta alle mogli rimaste vedove, ma la Sezione 3 del Defense of Marriage Act stabilì che il termine “moglie” si poteva applicare soltanto nel caso di matrimonio tra uomo e donna.
Windsor decise allora di fare causa al governo federale e il suo caso finì davanti alla Corte Suprema, che il 26 giugno del 2013 dichiarò la Sezione incostituzionale: non si trattò ancora all’epoca di una vera legalizzazione del matrimonio omosessuale (quella arrivò due anni dopo), ma stabilì che tutti i matrimoni gay avevano valore a livello federale, anche negli Stati dove non si potevano celebrare.
Nel 2016 Edith Windsor aveva sposato la sua nuova campagna Judith Kasen nel municipio di New York.
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