È morto questa mattina a Roma il senatore a vita Giulio Andreotti, aveva 94 anni. «Sono all’antica – aveva detto in un’intervista a Il Messaggero nel 2007, a proposito della polemica sui Dico – Le unioni le vedo solo tra un uomo e una donna». «Noi abbiamo sudato lacrime e sangue per fare la riforma agraria e dare la terra ai contadini – ha continuato l’ex presidente del consiglio italiano – Invece, oggi, vogliono dare il contadino al contadino», sottintendendo il paragone tra omosessualità e pedofilia: «Ora capisco perché mia madre da ragazzino non voleva mandarmi al cinema. Temeva facessi brutti incontri, perfino in quel cinemetto in via dei Prefetti, dove ti davano anche la merenda». Affermazioni che gli fecero guadagnare anche una contestazione di alcuni studenti della Bocconi che lo accolsero ad un convegno con lo striscione: “Meglio gay che mafiosi”, riferendosi alle sue vicende giudiziarie.
Non era certo la prima volta che il leader democristiano si scagliava contro le coppie gay e l’omosessualità in generale. Quando nel 2005 la Spagna di Zapatero approvò i matrimoni gay, disse al meeting di Comunione e Liberazione di Rimini: «E pensare che mi avevano detto che questa storia del matrimonio gay faceva parte di un programma elettorale stilato nella prospettiva di perdere… ma insomma, dobbiamo fare l’elogio degli invertiti? Ma se lo fossero tutti si estinguerebbe la razza umana!».
Quando nel 2010 il governatore della Puglia Nichi Vendola tirò fuori la storia di un leader della DC omosessuale, i giornalisti cercarono il Divo Giulio per avere conferma. «Mah… cosa le devo dire? Francamente non ho competenze particolari su questo genere di argomenti… Davvero, anche sforzandomi, non saprei proprio come aiutarla…», rispose con l’ironia che lo ha reso celebre.
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