Lo spot si apre con gli sguardi di persone perse nel vuoto e con alle spalle un tipico paesaggio newyorkese. "Quando prendi l’Hiv – recita la voce fuori campo – non si tratta mai soltanto di Hiv". Seguono immagini che mostrano i rischi di alcune patologie correlate con il virus dell’Aids: l’osteoporosi, il cancro anale, la demenza "anche se si assumono i farmaci". Come per i pacchetti di sigarette, quindi, il dipartimento per la salute della città di New York ha deciso di andarci giù duro e di mostrare l’Hiv per quello che ancora è: una malattia che porta alla morte. (guarda lo spot)
L’approccio è di quelli che divide. C’è chi teme la demonizzazione per chi è già infettato dal virus e c’è ci ritiene che la paura sia il mezzo privilegiato per far comprendere i rischi reali di una simile malattia. Lo spot, costato 726 mila dollari, andrà in onda fino a metà gennaio su molti canali via cavo ma la Glaad (Gay and Lesbian Alliance Against Defamation) ritiene che la campagna "non affronti con accuratezza gli aspetti reali di chi vive con il virus Hiv o con chi ha già sviluppato l’Aids". Dal dipartimento si difendono con i risultati di una ricerca condotta sul pubblico, tutti uomini tra i 18 e i 30 anni, prima di decidere se mandare davvero in onda lo spot realizzato.
"Era l’ora", ha affermato il fondatore di Act Up, Larry Kramer. "Questo spot è onesto, spaventa ma dice la verità: che l’Hiv è un virus tremendo. Le campagne in cui lo si diceva in modo più garbato hanno fallito". La percezione comune sembra effettivamente quella di aver veicolato un messaggio troppo dolce dopo le prime pubblicità allarmanti degli anni ’80: con i nuovi farmaci l’Aids si può tenere sotto controllo. Che è sostanzialmente vero ma la terapia con cui si rende il virus cronico prima o poi è destinata a non avere più efficacia e nel frattempo non evita l’insorgere di altre malattie, proprio come afferma lo spot.
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