Se guardiamo fuori dall’Europa ci rendiamo conto che le battaglie per i diritti della comunità LGBT sono appena cominciate. Recentemente il Governo del Malawi aveva dichiarato che gli omosessuali non sarebbero più stati arrestati e perseguiti e che le leggi attuali sarebbero state riviste in un’ottica più coerente a quanto richiesto dalle Nazioni Unite. Attualmente in Malawi l’omosessualità è punibile con reclusione fino ai 14 anni e la legge in questione non è stata abrogata ma solo momentaneamente sospesa.
Notizia di questo inizio anno sono alcune dichiarazioni sui social network di Kenneth Msonda, portavoce del partito africano PP (People’s Party). Msonda ha scritto che le persone gay “sono peggio dei cani” e che “andrebbero uccisi uno per uno“. Le sue dichiarazioni sono, in particolare, un attacco a Peter Mutharika, attuale Presidente del Malawi che si è dimostrato aperto a un dialogo con le comunità gay del Paese. Il problema è che, internamente, vi sono numerosi gruppi religiosi nonché semplici cittadini che sono preoccupati per un’eventuale legalizzazione dell’omosessualità, e manifestano per paura che il loro Stato possa non essere più considerato una “nazione di Dio”.
Non si è fatta attendere la risposta dell’ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite che ancora una volta ha chiesto al Malawi di attenersi e di rispettare gli accordi presi riguardo alla protezione dei propri cittadini della comunità LGBT (stando alle stime dei media si parlerebbe di circa 40.000 persone). Di seguito la dichiarazione delle Nazioni Unite:
Siamo preoccupati che questo episodio possa dare un messaggio pericoloso e che possa indurre terzi a uccidere persone gay, in particolar modo quando legittimate dalle autorità che a tutti gli effetti incoraggiano attacchi e reazioni violente nei confronti delle comunità gay e lesbiche del Malawi”.
Rupert Colville, il portavoce delle Nazioni Uniti per i diritti umani, ha affermato che:
L’incitamento a uccidere è contro la legge del Malawi. Uccidere è contro la legge, nel tentativo di appellarsi al Codice Penale del Malawi.
Ad oggi, vi sono 79 paesi che considerano l’omosessualità un crimine, di cui 34 sono in Africa. 10 nazioni, di cui 3 in Africa, prevedono la pena di morte. In Mauritania, Sudan e Nigeria è prevista la pena di morte. Uganda, Tanzania e Sierra Leone hanno leggi severissime che condannano anche all’ergastolo. In Nigeria si sono anche inasprite le pene per membri della famiglia e amici che supportano le cause LGBT.
La battaglia è ancora lunga e sicuramente ci aspettiamo una maggiore presa di posizione e una linea più dura dalle Nazioni Unite, unica istituzione che sembra riuscire ad avere un dialogo costruttivo con i governi africani.
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