Napoli: ennesima aggressione omofobica nel porto. L’intervista.

Le vittime sono due ragazzi che passeggiavano abbracciati, aggrediti con insulti e pietre

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Questa che stiamo per raccontare, potrebbe essere l’inizio di una storia come tante. Una storia di due adolescenti, che si stanno conoscendo. Che iniziano a frequentarsi. E che decidono di fare una bella passeggiata vicino al mare. E invece no. Le passeggiate vicino al mare sembrano essere diventate un po’ troppo pericolose per i giovani gay napoletani. Infatti, lunedì 28 dicembre, per la seconda volta in un mese, la zona in prossimità del varco Pisacane, nel tratto portuale del Molosiglio, è stata teatro di una vergognosa aggressione di stampo omofobico.

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Due ragazzi, Angelo e Salvatore, rispettivamente di 20 e 17 anni, stavano camminando, intorno a mezzogiorno, tenendosi in un abbraccio innocente e scambiandosi qualche innocente bacio sulla guancia, allorché un “branco” di coetanei ha iniziato prima ad insultarli e poi ad intimidirli con un continuo lancio di pietre.

I due, resisi conto del pericolo, si sono rifugiati in una zona del molo in cui erano presenti alcune famiglie con bambini, sperando di poter scampare in questo modo alle successive aggressioni. In effetti, lo stratagemma ha funzionato perché il branco, che aveva minacciato un’aggressione diretta, non ha avuto il coraggio di portare a termine un gesto tanto vile sotto gli occhi delle famiglie, in pieno giorno.

La cosa che però mi ha colpito di più – ci racconta Salvatore – è stata l’indifferenza delle famiglie. Il branco non ci ha aggredito, è vero, ma le famiglie non hanno mostrato nessuna attenzione nei nostri confronti benché fosse chiaro quel che stava accadendo. Apatia o indifferenza, comunque un comportamento incomprensibile e riprovevole.”

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Una grande paura senza gravi conseguenze fisiche che, anche in virtù dell’intervento tempestivo di Antonello Sannino, presidente di Arcigay Napoli, avrà però conseguenze giuridiche.

Ho deciso di sporgere denuncia – ci rivela infatti Angelo, il più grande dei due ragazzi aggrediti – perché bisogna dare un segnale forte. Anche se non mi piacerebbe che la notizia arrivasse alle orecchie dei miei genitori perché ho una storia di coming out familiare complicato alle spalle che non vorrei riaprire in questa fase della mia vita. Voglio denunciare, però, l’accaduto perché se non fossimo riusciti a scappare, le cose si sarebbero potute mettere molto male per noi. E poi, si tratta della seconda aggressione in un mese nella stessa zona, evidentemente c’è bisogno di una maggiore attenzione delle istituzioni cittadine verso quell’area.”

Di parere diverso è, invece, Salvatore che non crede che la denuncia possa cambiare qualcosa. Anzi, teme possa avere per lui ripercussioni negative. “Io al momento non voglio sporgere denuncia – ci precisa Salvatore – sono ancora minorenne, anche se solo per qualche mese, e dunque le forze dell’ordine coinvolgerebbero i miei genitori e non mi va. Sono dichiarato con mia madre e lei ha un atteggiamento comprensivo nei miei confronti. Ma ha paura e non voglio spaventarla ancora di più.”

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Dalla voce di Salvatore però apprendiamo qualcosa di ancora più grave e doloroso che spinge questo ragazzo giovanissimo a non denunciare il fattaccio. “Quest’aggressione – ci confessa Salvatore – ha risvegliato in me i fantasmi del passato. Di un passato che non ho ancora superato. Infatti, sin dalle scuole elementari sono stato vittima di violenze verbali e fisiche dai bulli della scuola. Alle scuole medie, le aggressioni sono diventate insostenibili. Alle offese continue si aggiunsero le percosse e le umiliazioni. Provai a far presente la cosa agli insegnanti e al preside ma non fecero nulla. Anzi, restarono indifferenti alle mie continue richieste d’aiuto. Andare a scuola era diventato un incubo per me. Il risultato fu che abbandonai gli studi. Non riuscivo più a frequentare le aule scolastiche. Caddi in uno stato di depressione gravissimo. Ora ne sono fuori ma il dolore che mi ha risvegliato l’aggressione di lunedì è terribile. Non sentivo dentro tanto dolore da molti anni.”

Nell’attesa che la denuncia di Angelo faccia il suo giusto corso, Arcigay Napoli ha diramato un comunicato stampa con cui chiede alle amministrazioni locali interventi strutturati in supporto delle associazioni, l’istituzione di un contact center e un numero verde regionale oltre alla possibilità di implementare i servizi di formazione e i progetti nelle scuole.

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