Gender: così Papa Francesco tradisce la parola di Cristo. Amen.

Le durissime parole di Bergoglio contro la cosiddetta teoria del gender in Georgia restituiscono un'immagine inquietante della fede del pontefice.

Gender: così Papa Francesco tradisce la parola di Cristo. Amen. - Papa - Gay.it
7 min. di lettura

Papa Francesco ieri, durante l’incontro con i religiosi nella chiesa dell’Assunta a Tbilisi (Georgia), ha pronunciato parole durissime contro i diritti delle donne e della comunità LGBT. A dire il vero uscite simili, anche se forse meno eclatanti, si erano già registrare in passato: come quando, nell’aprile del 2015, nel corso dell’udienza in San Pietro, Bergoglio si era espresso contro i “dubbi” e lo “scetticismo” che l’epoca contemporanea manifesta nei confronti dellea differenza sessuale e di genere. All’epoca il Pontefice aveva ipotizzato che la “teoria del gender” sia di fatto una sorta di esito negativo della “frustrazione” e della “rassegnazione” che uomini e donne sperimentano verso la differenza sessuale. Differenza sessuale che il “gender” vorrebbe abolire, disse all’epoca il Papa.

IL PAPA CHE LOTTA CONTRO UN FANTASMA

Ricollegandosi a una domanda posta da una donna presente nella chiesa dell’Assunta, Bergoglio ha detto:

“Tu, Irina, hai menzionato un grande nemico oggi del matrimonio: la teoria del gender. Oggi c’è una guerra mondiale per distruggere il matrimonio. Ma non si distrugge con le armi, si distrugge con le idee: ci sono colonizzazioni ideologiche che distruggono. Pertanto bisogna difendersi dalle colonizzazioni ideologiche”.

 

Il terreno è già predefinito. È uno scontro, la Chiesa è attaccata e deve difendersi. Va da subito rilevata l’insistenza nell’utilizzare l’espressione “teoria del gender”, che non ha un riferimento reale nel dibattito contemporaneo, nel senso che, al di fuori dagli ambienti cattolici, non esiste alcuna “teoria del gender”. La Chiesa pensa – o forse solo vuol fare credere – che esista un fronte compatto di teorici politicizzati dediti allo smantellamento della differenza sessuale, ignorando ad esempio che, soprattutto in Italia, all’interno degli studi di genere, il femminismo si è manifestato proprio come “teoria della differenza sessuale”, rivendicando l’autonomia e la parità della donna, a dispetto della tradizione.

Certo per buona parte degli studiosi di genere (ma se per questo anche degli antropologi, sociologi, filosofi, e chi più ne ha più ne metta)  la tradizione non è natura, dato di fatto, ma al contrario è costruzione, una costruzione perlopiù opera degli uomini, dei maschi e dedita alla repressione sistematica di tutti quelli ritenuti inferiori: i deboli (ad esempio, donne bambini) e i deviati (ad esempio, omosessuali e transessuali). Una tradizione alla cui edificazione hanno collaborato, nei secoli papi, vescovi, sovrani, statisti, imprenditori, intellettuali, padri di famiglia – tutti rigorosamente uomini.

LA TRADIZIONE NON È TUTTO CIÒ CHE CI RESTA

E infatti le donne, le femministe, a un certo punto hanno detto no, la tradizione va ripensata perché essa, ben lungi dall’essere un dato di fatto, è un artificio elaborato dagli uomini per sottomettere e mantenere il controllo sulle donne, a vari livelli e sotto diversi, svariati punti di vista. Mentre esistono, sulla Terra, uomini e donne. E ne consegue che la società tutta debba (dovrebbe) essere ripensata alla luce delle dinamiche di potere che l’hanno costituita. Dinamiche di potere che hanno da sempre visto l’uomo imporre e la donna obbedire. Dinamiche ingiuste, oppressive e che vanno abolite, superate.

Ora: la teoria del gender viene definita da Papa Francesco come grande “nemico del matrimonio“. Se teniamo fede a ciò che i cattolici vogliono intendere con teoria del gender – ovvero più o meno “smantellamento dei ruoli” maschile e femminile – il punto è molto chiaro. I ruoli a cui fa riferimento il Papa sono rapporti di potere consolidati ma iniqui. Gli studi di genere intendono prendere atto di differenze, non costruirle o inventarle. Gli studi di genere portano alla luce le vite sommerse, i diritti negati, le storie che il mondo non ha raccontato. Le dinamiche patriarcali e di rifiuto delle differenze – ad esempio del femminile e della comunità LGBT – hanno date e luoghi di nascita, non sono cadute dal cielo. Sono state pensate, costruite, decise. E come tali, possono essere superate. E spesso devono essere superate, perché sono portatrici di ingiustizie, sopraffazione e delitti. La politica ha il compito, e vorrei dire il dovere, di realizzare queste conquiste, di proteggere anche queste regioni dell’umanità.

LA CHIESA NON PUÒ PERMETTERSI DI ESSERE GIUSTA

Il matrimonio eterosessuale, quello per cui fa il tifo Francesco, certamente è un’istituzione in crisi, ma se è vero che la crisi dipende dal “gender” ovvero – traducendo l’espressione nel linguaggio terrestre di noi profani – dall’aumentata consapevolezza dei diritti e delle possibilità, beh, vorremmo dire: tanto peggio per il matrimonio. I matrimoni in passato duravano anche grazie al silenzio e alla subordinazione della donna. Dinamiche terribili e a volte tragiche, che la Chiesa però evidentemente apprezza, basti vedere il modo in cui tratta ancora oggi le suore, costrette nella penombra dei sottoscala, dei conventi e degli ospizi e delle case di cura, al pari perlopiù di anonime inservienti, escluse quindi dalla gestione dei sacramenti e dalla riflessione teologica ovvero da qualsiasi posizione di potere e prestigio.

Francesco arriva a parlare degli studi di genere come di un “nemico” perché la Chiesa si trova di fatto su posizioni reazionarie: il suo scopo principale è il mantenimento del potere e del monopolio sul riconoscimento sociale dell’affettività. Qualcosa di molto terreno, molto interessato, molto politico. Qualcosa che si oppone nettamente all’esperienza spirituale della fede, che dovrebbe essere risveglio dell’anima, affinamento del sentire, capacità di percepire di più e meglio i valori. Ciò che viene manifestato da Francesco e dalla Chiesa è invece proprio il contrario di questo massimo ampliamento del sentire. Si tratta di arginare l’esperienza personale per far valere lo sfondo tradizionale: fare come si è sempre fatto, censurare il nuovo per mantenere lo status quo. Perché al di fuori di quegli argini che finora più o meno hanno resistito, non sappiamo cosa c’è e facilmente su quel qualcosa la Chiesa non potrà mantenere il controllo.

LA RIMOZIONE DEL CORPO

Un altro punto fondamentale del discorso di Tbilisi è quello in cui il Papa ha detto che l’attacco al matrimonio sarebbe compiuto non con armi fisiche ma con le idee. Bene, questo è falso. E qui si gioca un’altra partita essenziale. Gli studi di genere certo sono discipline teoriche, che constano di libri, conferenze e convegni ma la base su cui riflettono è una base assai concreta: fatta di corpi e modi di essere, comparsi non ieri sulla scena del mondo ma presenti da sempre, e da sempre, nella storia, oggetto di emarginazione, occultamento, repressione. L’attacco al binarismo di genere non è un’operazione ideologica, è un’operazione corporea, emotiva, affettiva. Sono i corpi delle donne, degli omosessuali, dei transessuali, degli intersessuali (mutilati) che chiedono di uscire dai sotterranei della vita civile, di prendere la parola e vivere alla luce del sole e in parità di diritti. Al contrario, va chiarito che è la posizione della Chiesa ad essere profondamente teorica e peggio ideologica. La visione gerarchica della società promossa dai cattolici quella sì spesso non può proprio avvalersi di dati di fatto reali. Dato che Dio, checché se ne dica, non agisce nel visibile e la Bibbia ha valore solo per chi crede. Non a caso mossa tipica dei cattolici, quando si trovano a dover difendere le loro posizioni nel dibattito pubblico, è quella di sostituire l’appello a Dio con quello alla natura, alla naturalità di certe scelte e di certe forme di vita (tradizionali). Il piano su cui cattolici e non cattolici devono confrontarsi non può essere quello della fede, che è un’opzione personale ma che non può costringere nessuno sulla base di evidenze e prove. Il piano comune è quello dei diritti e della dignità di ogni forma di vita (che non violi diritti altrui). Ritenere la tradizione buona per antonomasia è sbagliato. Concettualmente, storicamente, politicamente. Perlopiù è frutto di pregiudizio e superstizione, ovvero di paura.

IL RELATIVISMO DEL PAPA

Bergoglio, prima di arrivare al gender, con insistenza ha ribadito che fede è conoscenza e trasmissione della tradizione. Ha ribadito, tanto per dirne una, il suo appello affinché i giovani parlino con gli anziani, ovvero affinché i giovani non si lascino portare via dal nuovo che incombe. Ma che modello di spiritualità incarnano queste parole del Papa? La versione della fede condivisa e promossa da Bergoglio è una visione assai debole, fragile. Completamente terrena, politicizzata e che più che al messaggio di Cristo sembra guardare ai due millenni che ci separano da quel messaggio. Di fronte all’assenza di Dio Francesco fa appello alla tradizione: Dio non può fornire norme e regole, non può dire come ci si deve comportare. Ma la tradizione sì. Ciò che appare molto grave delle parole di Bergoglio – e che indigna – è proprio la scarsa qualità dell’esperienza di fede manifestata da quello che dovrebbe essere il Vicario di Cristo. È una forma di sfiducia nella realtà, uno scetticismo che diventa progetto di difesa basato sulla paura: se manca la tradizione, sembrano ripetersi questi cristiani deboli di fede, che ordine ci potrà mai essere? Verrà il caos, perderemo, saremo sconfitti. Ed ecco perché si vorrebbe zittire la realtà – questa realtà così complicata, scandalosa, ingestibile – ingabbiarla, censurarla, sulla base dell’ossessivo appello alla tradizione, ovvero dell’esperienza di altri. Che questa esperienza sia giusta o sbagliata, poco importa. L’importante è mantenere l’ordine, l’ideologia, il controllo sociale. Eppure, vorremmo dire, può esistere oggettività (morale) anche se ci si allontana dalla tradizione. I valori sono accessibili a tutti: credenti e non. La vita morale ha una sua autonomia di cui tutti, atei e credenti, possono fare esperienza. E anzi è solo l’unione di molti punti di vista che può produrre qualcosa di simile all’obiettività. La ricerca del vero richiede la partecipazione di tutti. Perché a ognuno è data solo una parzialissima visione delle cose. E ricercare la verità in modo massimamente inclusivo è l’unico progetto autenticamente civile e democratico di procedere.

Quanto sgomento c’è allora nel riconoscere che spesso la Chiesa sembra finire, coi suoi intricati giri fatti di indulgenza e autoprotezione, col prende commiato dall’etica e dal senso morale. Come se lo sguardo rivolto verso il cielo esonerasse dalla giustizia in terra, dal prendersi cura degli altri. Che baratri, che abissi morali si sono spalancati in nome di Dio. Nome che non dovrebbe mai essere nominato invano, e soprattutto mai in nome di un interesse terreno. Farlo significa macchiarsi del peccato contro lo Spirito, l’unico che, ci dicono, non verrà perdonato.

Si affaccia allora un’ombra inquietante provando a riflettere con la mente sgombra dei pregiudizi sulle parole del Ponteficie. E se il Papa in fondo fosse un relativista, ovvero non credesse abbastanza? La sua idea di fede sembra infatti coincidere con la mera adesione a un sistema di credenze acquisite, ereditate. Non con l’esperienza vivificante e imprevedibile che può toccare il singolo in qualsiasi momento, a prescindere dalle influenze del passato e della tradizione. D’altronde lo Spirito non soffia dove vuole? Non ci sentiamo di peccare di presunzione nel suggerire al Santo Padre che, alla luce di un modo un po’ più maturo di intendere la fede, anche lui potrebbe rendersi conto che esiste un piano di valori che taglia il reale in modo trasversale, un piano che la tradizione a cui la Chiesa si appella ha riconosciuto in modo molto carente. Ne ha visto solo pezzi, e anzi spesso ha proprio frainteso, imponendo superiorità dove vi era solo privilegio. Oggi tocca ampliare lo sguardo e provare a riparare un po’ questo povero mondo.

Tornando al nostro tema centrale: gli studi di genere sono molte cose, ma di base non mirano a cancellare la differenza sessuale, quanto piuttosto a problematizzarla: ovvero, a mostrare che quel che fino a ieri ha permesso di mantenere l’ordine e il controllo è un sistema viziato in cui a pagarne le conseguenza sono tutti quelli classificati come inferiori: le donne, i bambini, gli omosessuali. Non è la differenza sessuale che deve essere rimossa quanto piuttosto l’idea della relazione come gerarchia, l’idea che patriarcato e eterosessualità siano meglio. Perché questo semplicemente non è vero: patriarcato e binarismo sono ciò che si è sempre fatto finora, sono il modo in cui le cose sono state organizzate sino a questo momento, ma altri stili di vita e modi ormai premono per raggiungere lo stesso livello di visibilità e legittimazione. Gli studi di genere è vero, rappresentano un pericolo per la società tradizionale, perché ne evidenziano i limiti e le ingiustizie. Ma di questo, forse, un cristiano non dovrebbe che gioire. Visto che fu proprio questo ciò che fece Cristo, a suo tempo.

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Andrea della rocca 17.10.16 - 12:10

Prima di commentare ho letto con attenzione, articolo e commenti per non dire castronerie fuori dal contesto. Spero dii non offendere nessuno con quello che dirò, se qualcuno si sentirà offeso mi scuso i anticipo. Punto 1• Non si può essere credenti e non ammettere che la Bibbia è contro ogni tipo di sessualità diversa da quella eterosessuale. Sia nel V.T. Che ne N.T., cercare di far convivere le 2 cose insieme è dannoso e fuorviante. Punto 2. Gesù nei vangeli equi è la novità rivoluzionaria solo in un passo di Matteo 18:12 «Vi sono eunuchi (1) che sono nati tali dal grembo della madre e vi sono eunuchi che sono stati resi così dagli uomini e vi sono eunuchi che si sono resi eunuchi a causa del regno dei cieli». ammette che ci sono e uniche che ci nascono e ci diventano tali. Quindi se credo nel Vangelo Gesù stesso mi fa capire che volendo io ne possa uscire, con buona pace di chi dice l'esatto contrario. Gli eunuchi non sono gli evirati ma chi non può fare figli quindi sterili ed lgbt compresi. La pretesa di Lgbt di figliare agli occhi di Gesù è inconciliabile col diritto alla vita di un bambino. Trombate. Con chi volete e quanto volete ma no mettete di mezzo i bambini. Punto 3. Queste benedette o maledette unioni civili se sei cristiano o hai un credo no puoi essere libertino e far quel c..... che ti pare come ti gira per la testa di tutte le tue voglie. Vuoi fare la Troia il libertino orge e altre perversità simili sappi che se ti credi un buon cristano stai mentendo a te stesso. Un Unione a 2 senza fedeltà e reciprocità è solo un oltraggio all'amore e dignità umana. Achi ha scritto l'articolo tutti siamo peccatori ma se sei un credente dire che è tradizione il volete di Dio sappi che tutto sei tranne che un cristiano e vatti a leggere la Bibbia Dio ha difeso prostitute e peccatori ma prima devono ravvedersi e non commettere più il loro peccato

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stralunato 8.10.16 - 21:09

La Fede non si discute, in assoluto, ed è inutile accanirsi e fare le vittime! Non è sempre tutto lecito, e soprattutto non si può spacciare per giusto tutto! Anzi.. Non credo che Bergoglio abbia sbagliato a tagliare fuori e additare chi è disfattista e controtutto! La Fede non è una dimensione pubblica, è solo e unicamente privata e come tale è giusto che sia rispettata, soprattutto se ci sono aperture. Non sopporto il "tutti possono fare tutto quel che vogliono", non è sociale, è solo anarchico! Anche in ambito privato!

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Giovanni Di Colere 2.10.16 - 13:52

La posizione della Chiesa è per forza ideologico dogmatica. Cosa si vuole che sia? Pragmatica? Liberaldemocratica? Che dialogo volete instaurare con il depositario della verità? È ovvio che ciò che per noi è naturale non ha lo stesso significa per la Chiesa Cattolica Apostolica Romana. È apprezzabile lo sforzo dell'autore di interpretare il messaggio di Cristo e delle scritture in modo diverso ma se proprio ci tiene tanto si faccia una sua chiesa cristiana. Quella cattolica è così.

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    Jonathan Bazzi 3.10.16 - 16:40

    Credo che di fronte alle contraddizioni e alle violazioni del senso morale qualche cosa si possa dire. Quantomeno per il bene di quelli per cui la Chiesa rappresenta un punto di riferimento.

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      Giovanni Di Colere 3.10.16 - 20:51

      Sono d'accordo ma non c'entra con il discorso. Quando il papa dice che siamo contro la legge naturale egli ha un preciso significato del termine natura del tutto diverso dal nostro. Perciò non esiste un dialogo poiché non può esistere un piano comune di discussione

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Steve Pearl 2.10.16 - 9:50

La parola di cristo è stata tradita piu' volte e in modi anche peggiori nel corso della storia della chiesa. Le religioni sono un'offesa all'intelligenza umana e vengono usate e abusate per controllare le masse. Non mi preoccupereri piu' di tanto di quello che dice questo anziano... la storia fa comunque il suo corso, con o senza la benedizione papale. Il declino della chiesa cattolica è già iniziato. Quello di cui dovremmo preoccuparrci è, di fatto, la massa di stupidi, obnubilati, imbecilli e idioti che danno credito all'istituzione religiosa (per primi alcuni politici), i quali si sentiranno autorizzati a sparare sentenze violente nei confronti degli omosessuali e di tutti quelli che rappresentano una minaccia al loro potere di controllo.

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