Papa Francesco,
che cosa ce ne facciamo delle scuse?

Papa Francesco ritorna sul rapporto tra chiesa e comunità LGBT ma come sempre non va al cuore del problema e lascia le nostre domande senza risposta.

Papa Francesco, <br> che cosa ce ne facciamo delle scuse? - papa francesco - Gay.it
In un libro Papa Francesco parla di chiesa e omosessualità
2 min. di lettura

Papa Francesco torna a parlare dei rapporti tra la chiesa e la comunità LGBT. Nell’intervista durante il volo di ritorno da un viaggio in Armenia, Papa Francesco ha risposto a una richiesta di chiosa alle dichiarazioni del Cardinale Reinhard Marx, che relativamente ai fatti di Orlando aveva sostenuto la necessità che la chiesa si scusasse con la comunità LGBT per l’emarginazione cui è stata sottoposta nella storia.

Il Papa si è detto completamente d’accordo ribadendo che la posizione di ogni buon cristiano dev’essere sostanzialmente di perenne dubbio e autocritica per migliorare.
Interessante però la netta separazione che il pontefice traccia tra esseri umani e istituzione ecclesiastica.
Le domande che ci poniamo rimangono quindi le stesse di sempre: che cosa ce ne facciamo di queste scuse?

Questo progressismo tanto pubblicizzato non si dovrebbe manifestare in azioni concrete nei confronti della comunità LGBT?
Non sarebbe finalmente ora di aprire un dibattito diretto e pubblico con gli altri prelati che esprimono posizioni negazioniste nei confronti degli scandali e degli abusi interni alla chiesa?
Non si dovrebbe essere intransigenti e agire nei confronti degli uomini di chiesa che promuovono l’odio?
Separare così nettamente l’ontologia intoccabile della chiesa e l’arbitrio degli uomini a cui è concesso sbagliare non è un modo un po’ troppo semplice di lavarsene le mani e togliere responabilità a monte?

Qui il virgolettato con le parole del Papa, fonte La Stampa.

Nei giorni scorsi il cardinale Marx parlando a Dublino ha detto che la Chiesa cattolica deve chieder scusa alla comunità gay per aver marginalizzato queste persone.

«Io ripeto il Catechismo: queste persone non vanno discriminate, devono essere rispettate e accompagnate pastoralmente. Si possono condannare, non per motivi ideologici, ma per motivi di comportamento politico, certe manifestazioni troppo offensive per gli altri. Ma queste cose non c’entrano, il problema è una persona che ha quella condizione, che ha buona volontà e che cerca Dio. Chi siamo noi per giudicare? Dobbiamo accompagnare bene, secondo quello che dice il Catechismo. Poi ci sono tradizioni in alcuni Paesi e culture che hanno una mentalità diversa su questo problema. Io credo che la Chiesa, o meglio i cristiani perché la Chiesa è santa, non solo devono chiedere scusa come ha detto quel cardinale “marxista”… ma devono chiedere scusa anche ai poveri, alle donne e ai bambini sfruttati, devono chiedere scusa di aver benedetto tante armi, di non aver accompagnato tante famiglie. Io ricordo da bambino la cultura cattolica chiusa di Buenos Aires: non si poteva entrare in casa di divorziati. Sto parlando di ottant’anni fa. La cultura è cambiata e grazie a Dio, come cristiani, dobbiamo chiedere tante scuse, non solo su questo: perdono Signore, è una parola che dimentichiamo. Il prete “padrone” e non il prete padre, il prete che bastona e non il prete che abbraccia e perdona… ma ce ne sono tanti santi preti cappellani negli ospedali e nelle carceri, ma questi non si vedono, perché la santità ha pudore. Invece la spudoratezza è sfacciata e si fa vedere. Tante organizzazioni, con gente buona e gente non tanto buona. Noi cristiani abbiamo anche tante Terese di Calcutta… Non dobbiamo scandalizzarci, questa è la vita della Chiesa. Tutti noi siamo santi perché abbiamo lo Spirito Santo ma siamo tutti peccatori, io per primo».

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Le Spy 28.6.16 - 10:55

Vorrei focalizzare l'attenzione su "Si possono condannare, non per motivi ideologici, ma per motivi di comportamento politico, certe manifestazioni troppo offensive per gli altri". Questo qui ha detto chiaramente che l'omosessualità e le manifestazioni ad essa legate sono riprovevoli e vanno condannate se danno fastidio a qualcuno, alla faccia del "chi sono io per giudicare". Ha anche abilmente spostato l'attenzione su argomenti che non centrano nulla: "devono chiedere scusa anche ai poveri, alle donne e ai bambini sfruttati, devono chiedere scusa di aver benedetto tante armi, di non aver accompagnato tante famiglie", quasi a dire "fro*i non rompete il ca**o che ci sono tanti problemi e dei vostri non ce ne frega granché". Praticamente la profondità intellettuale di un ubriacone omofobo dei peggiori bar. Poi mi tocca spiegare a tutti i miei conoscenti, gay compresi, che questo tipo è tutto fuorché gay friendly...

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Giovanni Di Colere 27.6.16 - 18:51

Errare è umano ma qui si persevera. Bergoglio non ha MAI detto chi sono io per giudicare un gay. Ha detto che "se un gay cerca cristo chi sono io per giudicare " che è diverso molto diverso. Traduco: un gay si pente dei suoi peccati vive in castità non pratica sesso si converte va a messa prende la comunione si confessa etc etc e noi della chiesa cattolica lo perdoniamo e lo accogliamo. Quindi o diventiamo tutti come la Goretti oppure ci giudicano. Eccome! Gli etero possono amare convivere e cercare la felicità noi invece murati vivi nel convento di clausura e la cintura di castità o il cilicio di Formigoni. È questa la chiesa moderna? Meglio quella che ci giudica e condanna!

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Gigi Marbas 27.6.16 - 18:48

IL BASTONE E LA CAROTA Prima ha usato il BASTONE lasciando mano libera ai suoi cardinali, preti, adepti e lobbisti di fomentare l’omofobia ed ostacolare con ogni mezzo a disposizione il fragile cammino dei diritti delle persone LGBT in tutto il mondo ed in Italia in particolare, con i risultati che ben sappiamo in termini di ritardi e “annacquamenti”. Ora constatata la sua sostanziale impotenza nel fermarne l’inesorabile avanzata usa la CAROTA per salvare il salvabile dichiarando testualmente: “i gay non vanno discriminati, devono essere rispettati, ACCOMPAGNATI PASTORALMENTE”, e non contento: “una persona di QUELLA CONDIZIONE, che ha buona volontà, CHE CERCA DIO, chi siamo noi per giudicare?” Traduco: le cattofroce sono le benvenute purché dimentichino il sesso o lo facciano di nascosto magari per allietare i miei dipendenti, le altre sono dei peccatori che tolleriamo purché non si azzardino a mettere su famiglia. Ora io faccio un APPELLO a chi di voi non si è fatto ipnotizzare da questo pifferaio magico, a chi in questi anni ha visto e vissuto sulla sua pelle l’odio omofobico e l’ipocrisia della chiesa cattolica ed dei suoi adepti, di usare la rete ed ogni altro mezzo per smascherare questa ignobile operazione di marketing. Naturalmente siete liberi di utilizzare in tutto o in parte questo post. Vorrei sapere se ha cambiato idea da quando assieme all’ancor più omofobo patriarca ortodosso dichiarava qualche mese fa: “20. La famiglia si fonda sul matrimonio, atto libero e fedele di amore di un uomo e di una donna. È l’amore che sigilla la loro unione ed insegna loro ad accogliersi reciprocamente come dono. Il matrimonio è una scuola di amore e di fedeltà. Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità come vocazione particolare dell’uomo e della donna nel matrimonio, santificato dalla tradizione biblica, viene estromesso dalla coscienza pubblica.” http://www.repubblica.it/vaticano/2016/02/13/news/papa_francesco_e_patriarca_kirill_il_testo_della_dichiarazione_congiunta-133315632/ O cosa ne pensa della dichiarazione del segretario di stato vaticano da lui nominato Parolin: “nozze gay, una sconfitta per l'umanità” http://www.repubblica.it/politica/2015/05/26/news/cardinale_parolin_si_a_nozze_gay_una_sconfitta_per_l_umanita_-115335459/ O del referendum organizzato e vinto dalla chiesa cattolica in Slovenia (grazie ad un regolamento che prevede quorum bassissimi) con cui hanno abolito la legge appena approvata che istituiva i matrimoni gay: http://www.ilpost.it/2015/12/21/slovenia-abolito-matrimoni-gay/ O andando più indietro del NO del Vaticano alla proposta Onu di depenalizzazione dell'omosessualità http://www.repubblica.it/2008/11/sezioni/esteri/benedetto-xvi-27/vaticano-omosessualita/vaticano-omosessualita.html Per chi vuole approfondire consiglio la lettura di questo bellissimo articolo di cui cito la conclusione: “E finché ci saranno dei Charles Wamika o dei Massimiliano Pusceddu che incitano alla violenza dal pulpito senza pagarne la benché minima conseguenza, la sua solidarietà, Santità, se la può tenere, perché a noi suona davvero come una presa in giro, caro il nostro ‘sepolcro imbiancato’.” http://www.lacritica.org/politica-2/caro-francesco-i-la-tua-solidarieta-non-la-vogliamo/ Questo papa è il gattopardo della chiesa. Eletto dagli stessi corrotti cardinali che secondo gli ingenui dovrebbe mettere in riga. Suo compito è rinnovare l'immagine della chiesa, tremendamente compromessa, con riforme di facciata ed un papa piacione e telegenico. In realtà la sua agenda è quella di sempre: portare le società secolarizzate verso un nuovo medioevo e mantenere pressoché intatti gli immensi privilegi del clero. Quello precedente era troppo diretto, mentre lui riesce a reclutare subdolamente anche molti laici affascinati da suo peloso buonismo. In questo disegno riveste un ruolo centrale la presunta "famiglia naturale" che la chiesa si arroga di conoscere per volontà di un improbabile entità invisibile: ma la natura ha previsto l'amore di ogni tipo, di certo non individui vestiti come il mago Otelma che decidono di non mettere su famiglia, non procreare e insegnare agli altri come farlo.

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