Paypal: no all’espansione in North Carolina, guerra alla legge antigay

La società rinuncia a investimenti per 3,6 milioni di dollari e oltre 400 posti lavoro

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Nelle scorse settimane moltissime aziende, tra cui anche giganti del tech come Facebook, Apple e Google, si sono schierate contro l’assurda legge approvata il 23 marzo in North Carolina, che di fatto vieta a qualsiasi municipalità di applicare provvedimenti antidiscriminatori a favore della comunità LGBTI e impone, alle persone transgender, di utilizzare il bagno pubblico apposito al loro sesso di nascita. Il provvedimento è stato approvato in fretta e furia per contrastare quello emanato a Charlotte, città del Paese, dove era stato deciso che qualsiasi individuo transessuale avrebbe potuto usufruire del bagno per uomini o per donne, in linea con l’identità di genere alla quale si sente di appartenere.

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L’ultima, importante, presa di posizione è quella di PayPal, che proprio ieri ha annunciato in comunicato stampa la rinuncia ad un investimento da 3,6 milioni di dollari nel Paese, dove era stato progettato di aprire dei centri operativi e creare più di 400 posti di lavoro. Il CEO David Schulman spiega:

“La decisione riflette i valori più profondi di PayPal e la forte convinzione che ogni persona abbia il diritto ad essere trattato in modo egualitario, con dignità e con rispetto. Questi principi di giustizia, inclusione e uguaglianza sono alla base di quello che cerchiamo di raggiungere. Mentre cercheremo una localizzazione alternativa per i nostri investimenti, rimarremo in stretto contatto con la comunità LGBT del North Carolina per combattere questa legge discriminatoria”.

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La battaglia intrapresa dall’azienda è solo la punta dell’iceberg di quello che sta succedendo: nelle scorse settimane Facebook, IBM, American Airlines, Google e Apple hanno fortemente rigettato la legge attraverso dichiarazioni dei loro portavoci.

In realtà però nessun atto concreto era stato compiuto, prima di quello dell’amministrazione PayPal: solo l’NBA aveva affermato che avrebbe escluso a priori la scelta della città di Charlotte per svolgere l’All Star Game 2017. Lo stato rischia anche di perdere i fondi federali elargiti dal governo Obama agli Stati, da sempre in prima linea contro le discriminazioni omofobiche: Anthony Foxx, segretario dei Trasporti, ha affermato che la legge “non rappresenta quello che siamo” e ha ipotizzato la revisione dei fondi. Il governatore del North Carolina, Pat McCrory, si dice non preoccupato ma in realtà sta perdendo consensi in tutta la nazione: se inizialmente aveva definito l’opposizione alla legge “un teatrino politico”, ora ha

affermato di voler valutare “nuove idee per la legge”, probabilmente perché è prevista la sua ricandidatura alle elezioni statali di Novembre.

Dan Forest, vicegovernatore e presidente del Senato di stato, ha avuto il coraggio di affermare che:

“sarebbe discriminatorio, perfino illegale, accusare il North Carolina di un trattamento sfavorevole. Sono sicuro che continueremo a ricevere i finanziamenti federali nonostante le minacce di alcuni da Washington”.

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Purtroppo il North Carolina, stato quasi da sempre repubblicano, non è l’unico ad essere stato teatro di surreali leggi omofobiche: avevamo già parlato del caso in Alabama dove, nonostante la ormai storica sentenza della Corte Suprema del 26 giugno 2015 che rende legale il matrimonio omosessuale in tutta l’America, è stato praticamente riportato in vigore il “Marriage Protection Act”, che prevede il divieto di celebrare matrimoni tra le persone dello stesso sesso. Più precisamente, il presidente della Corte Suprema locale Roy Moore ha affermato che in seguito a misunderstandings vari riguardo alla sentenza di giugno i provvedimenti precedenti restano invariati: di fatto, ponendo una sorta di facoltà di obiezione di coscienza ai pubblici ufficiali, due omosessuali potrebbero vedere rifiutata la loro richiesta di unione.

Più recentemente in Georgia stava per entrare in vigore il “>Free Exercise Protection Act”, una assurda legge che prevedeva la facoltà di un negoziante o del titolare di un’impresa di non servire coppie omosessuali in base al proprio credo religioso. Grazie anche alle proteste di Disney e Marvel, che hanno minacciato di spostare in altri stati i loro studios colossali (e che speso nello stato 1,7 miliardi di dollari in produzione solo nel 2015), la legge è stata per ora accantonata.

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In Mississippi, dopo la gioia conseguente all’approvazione delle adozioni gay degli scorsi giorni, HB 1523, per la quale di fatto qualsiasi cittadino del Mississippi potrà ora discriminare liberamente chiunque voglia sulla base dell’orientamento sessuale. La legge si applicherà a “qualsiasi decisione occupazionale” e ad “ogni decisione relativa alla occupazione, vendita o noleggio di una dimora” fintanto che si sostenga che quella discriminazione sia basata su un credo religioso. Praticamente chiunque potrà essere sfrattato o licenziato, quindi privato di beni fondamentali in una società civile, perché omosessuale.

È ora di alzare la voce e non permettere più che tali provvedimenti vengano approvati. È ora che le grandi aziende e multinazionali, che hanno il controllo su gran parte della nostra società, compiano gesti concreti e si oppongano fermamente a questo orrore.

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