«Siamo stati sfruttati e adesso è giusto che questa gente paghi», dice Federico, uno dei ragazzi che hanno subito le attenzioni delle eprsone coinvolte nell’inchiesta romana sulla pedofilia «Hanno scritto che molti di noi sono omosessuali come se questo c’entrasse qualcosa con quello che ci è stato fatto. Io sono gay come molti miei amici che sono finiti in brutte storie. Ma rimane il fatto che loro sono adulti e si sono approfittati di noi».
Se, da un lato, ci sono ragazzi che negano di aver subito violenza (ma fare sesso a meno di quattordici anni con un maggiorenne è visto comunque come violenza dalla legge), dall’altro c’è chi accusa pesantemente i suoi sfruttatori.
Proprio queste accusa hanno portato ieri all’arresto di un altro nome eccellente, il dottore Riccardo Sperone, proprietario di una serie di centri diagnostici. Il miliardario romano, che a quanto pare, preferiva dedicarsi all’uso della cocaina e ai festini piuttosto che seguire le sue case di cura, affidate da sei anni al fratello, usava la coca anche per abbattere le resistenze dei ragazzi, che contattava grazie alla collaborazione di un suo infermiere, Andrea Salvatucci, anche lui agli arresti.
Lo stesso Federico, che si incontrava spesso con l’infermiere, racconta: «Avevo litigato con i miei e allora Andrea mi ha ospitato a casa sua. Dormivo sul divano fino a che un giorno non mi ha messo le mani addosso. Ci sono cascato perché mi ha fatto tirare la coca. Da allora non me ne sono più liberato». Da allora, sottoposto ai debiti che contraeva per rifornirsi di roba, Federico cominciò anche a cedere alle richieste del medico.
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