Da anni, oramai, nella Capitale si ‘combatte’ per pedonalizzare la gay street.
Per chi non ci fosse mai stato si parla di un centinaio di metri in via di San Giovanni in Laterano, con vista sul Colosseo, in cui la comunità LGBT romana (e non) tende a ritrovarsi, soprattutto in primavera-estate, per bere una birra, conoscersi, chiacchierare, ritrovare vecchi amici.
Uno sputo di sanpietrini con quattro locali friendly e centinaia di ragazzi, in particolar modo nel weekend, costretti a dover sopportare il passaggio di automobili e scooter. Immancabile il rimpallo delle responsabilità, con il Comune (5 Stelle) che incolpa il Municipio (Pd) per la mancata pedonalizzazione, mentre Municipio e Regione (Pd) rilanciano l’accusa in direzione Campidoglio.
Nelle ultime ore è sceso in campo il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, che in occasione degli ultimi due Roma Pride ha trasformato la Gay Street in un luogo in cui parlare di politica, di salute e di cultura LGBT+, perché giustamente convinti che quella piccola strada rappresenti uno strumento fondamentale per creare una comunità ampia e consapevole.
Il Circolo, per bocca del suo presidente Sebastiano F. Secci, ha deciso di sostenere la richiesta di pedonalizzare via di San Giovanni in Laterano, costituendosi parte civile dinanzi al TAR del Lazio, in difesa della comunità, dei cittadini e dei commercianti, contro la burocrazia che cerca di togliere spazi di condivisione, pubblici e accessibili a tutte e tutti. Al TAR, vista l’indifendibile incapacità decisionale della politica nell’assumersi responsabilità, il compito di pedonalizzare uno dei più incantevoli angoli di Roma. Da decenni orgogliosamente rainbow.
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