MILANO – La sera di venerdì 29 novembre, la polizia milanese ha fatto incursione in un cinema a luci rosse del capoluogo lombardo, frequentato notoriamente da gay. Un gran numero di poliziotti ha tenuto fermi per ore nell’atrio del locale decine di persone, la maggior parte dei quali cittadini italiani che hanno subito esibito i loro documenti. Tra di loro anche lo scrittore Alessandro Golinelli, che «esasperato dal fatto di essere chiusi senza possibilità di andare in bagno, o di fumare, o semplicemente di andarsene» è stato prima spintonato da alcuni poliziotti che affermavano che era stato lui ad attaccarli. «Visto che io allora ho chiuso gambe e braccia attorno al corpo dicendo che comunque me ne volevo andare – racconta lo scrittore – mi hanno buttato in quattro o cinque contro una macchina, mi hanno dato ginocchiate e pugni, nonostante io non avessi opposto alcuna resistenza fisica, ma anzi me ne rimanevo immobile, e mi hanno ammanettato dicendo che mi arrestavano».
Quando a notte fonda finalmente sono stati restituiti i documenti e lasciate libere le persone trattenute, Golinelli si reca al pronto soccorso dove gli viene fatta una diagnosi di contusioni multiple, gli si prescrive l’uso di un collare cervicale per 5 giorni, sette giorni di prognosi, e si evidenzia un leggero trauma cranico.
L’episodio segue di pochi giorni l’altra "retata" fatta dalla polizia in via Sammartini, detta "Gay Street", e in seguito della quale si erano levate molte voci di protesta. Lo stesso questore di Milano aveva assicurato la comuità che non vi sarebbero stati più episodi persecutori nei confronti dei gay.
I deputati Franco Grillini e Graziella Mascia hanno annunciato una interrogazione parlamentare sull’episodio.
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