MILANO – Da quando si era trasferito a Milano (quanti anni sono passati?), non avevo più avuto occasione di vederlo. Eppure la sua presenza fraterna accanto a me, fatta direi di una simpatia spontanea e di una naturale propensione ad andare verso il prossimo, non era mai svanita. Si vede che certe persone restano in qualche modo “impresse” negli altri. E forse questo era almeno uno dei suoi carismi. Poi aveva anche una straordinaria competenza teologica, una grande capacità di dialogo ecumenico, di attenzione pastorale, di suscitare entusiasmo e attrarre energia.
Ecco perché l’improvvisa morte di Simonpietro Marchese, storico esponente della Refo (Rete evangelica fede e omosessualità), di cui era coordinatore del gruppo teologico, pastore protestante, mi sembra scioccante. Sono dolori questi che ci sembrano ingiusti: perché torna nella casa del Padre proprio colui che qui sulla terra è in grado di dare di più agli altri? Sono davvero destini imperscrutabili i nostri! Si può pregare, forse, ma certo è difficile capire, accettare.
Quando verso la fine degli anni ’90 la Refo e i due gruppi di gay credenti di Roma (Nuova Proposta e La Sorgente) hanno avviato un fitto cammino di incontri e di scambi, la figura di Simonpietro ci aveva colpito subito perché da eterosessuale si era appassionato alla questione del rapporto tra fede e omosessualità e impegnato con grande energia nella tante attività della Refo. Un caso rarissimo il suo, dunque. Eppure me lo ricordo come una persona per la quale tutto veniva “naturale” e “spontaneo”, identità di genere e orientamento sessuali compresi. Si interrogava a fondo, certo, sui tanti perché che ci pone la nostra esistenza, ma dal suo sorriso, che non lo abbandonava quasi mai, traspariva una tranquillità di fondo, un ottimismo ben radicato nelle profondità dell’anima.
Il suo contributo intellettuale è stato rilevante e dovrebbe essere in qualche modo rimanere a disposizione di tutti. Già adesso basta far partire un qualsiasi motore di ricerca per leggere qualcuna delle sue riflessioni. Negli ultimi tempi era stato chiamato a presentare un libro che ha visto anche me coinvolto (“Anime Gay”): stanotte solo questo pensiero mi consola.
di Andrea Ambrogetti
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