Sergio Mattarella, Capo dello Stato, ha ieri sciolto la XVII legislatura della Repubblica italiana, nata zoppa a causa della ‘non vittoria’ del Pd alle elezioni del 2013. Tre i Governi visti a Montecitorio, con Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni premier, per una legislatura che verrà ricordata soprattutto per i diritti acquisiti.
Lasciata al prossimo governo la carta dello Ius soli, a differenza delle conquiste sul biotestamento, divorzio breve, sul reato di tortura e contro il femminicidio, dopo decenni d’attesa abbiamo potuto brindare alle unioni civili, archiviati i tentativi falliti con i Dico e con i Pacs.
Il testo Cirinnà, difeso con le unghie e con i denti dalla senatrice Pd, è stato approvato in prima lettura al Senato nella seduta del 25 febbraio 2016, con 173 voti favorevoli e 71 contrari. Il Movimento 5 Stelle non partecipò al voto. Il disegno di legge venne invece approvato in via definitiva alla Camera l’11 maggio 2016, con un secondo voto di fiducia, 372 voti favorevoli, 51 contrari e 99 astenuti (Movimento 5 Stelle e Possibile). Sacrificati sull’altare del ‘meglio qualcosa di niente’ le famiglie arcobaleno, e quei figli esistenti ma di fatto esclusi da una legge che avrebbe dovuto considerarli, tutelandone i diritti attraverso la cosiddetta ‘stepchild adoption’, letteralmente lasciata tra le mani dei giudici. Assenza figlia di una forzata maggioranza al Senato che ha finito per dividere lo stesso movimento LGBT, tra chi considera le unioni civili all’italiana un traguardo finalmente raggiunto e chi le vede come un insostenibile contentino.
Grande assente dall’agenda parlamentare, purtroppo, la legge contro l’omofobia. E pensare che il testo, che ha come prima firma quella del sottosegretario Dem Ivan Scalfarotto, venne approvato alla Camera il 19 settembre 2013. Inviato 4 giorni dopo al Senato, lì è rimasto per i restanti 1561 Giorni. Chiuso in un cassetto, impolverato e dimenticato, come se il Paese non ne avesse affatto bisogno.
Il provvedimento, tra le altre cose considerato esageratamente ‘soft’ dalle associazioni LGBT, avrebbe introdotto nell’ordinamento italiano il reato di discriminazione e istigazione all’odio e alla violenza omofobica, con l’aggravante di omofobia nella legge Mancino. Previsto il carcere fino a un anno e 6 mesi o la multa fino a 6.000 euro per chi istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi fondati sull’omofobia o transfobia. Reclusione da 6 mesi a 4 anni, invece, per chi in qualsiasi modo “istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi» fondati sull’omofobia o transfobia”, e per chiunque partecipa – o presta assistenza – ad organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi aventi tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi fondati sull’omofobia o transfobia.
223 settimane. Tanto hanno avuto a disposizione i 3 Governi che si sono succeduti in questi 4 anni e mezzo per approvare a Palazzo Madama il famigerato testo Scalfarotto, senza però riuscire a trovare un punto d’incontro. Eppure gli episodi di omofobia in questi anni sono persino aumentati, ribadendo la necessità di una legge a costo zero, di pura civiltà e rispetto nei confronti di chi viene quotidianamente discriminato e gratuitamente insultato. Spesso e volentieri, ed è qui che in molti si saranno fatti due conti, dagli stessi parlamentari della Repubblica italiana.
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Sono abbastanza sicuro che sia stato sciolto il Parlamento, non il Governo.