"Forbidden Category: Gay and Lesbian Issues", ovvero categoria vietata: argomenti gay e lesbo.
Questo è il messaggio che gli studenti dell’Università di Tor vergata che vivono nelle residenze della società Campus X si sono visti apparire sullo schermo del Pc quando hanno tentato di connettersi a Gay.it e ad altri siti gay italiani.
A denunciarlo è stato un gruppo di studenti che ha contattato Gay.it via email raccontando l’accaduto e spiegando che, in alcuni casi ilmessaggio d’errore è addirittura "pornografia"."In questo modo – ci scrive uno studente – gli studenti gay e lesbo di Tor Vergata vengono discriminati rispetto agli altri studenti. Viene proibito loro di accedere all’informazione LGBT adducendo come motivazione il fatto stesso che si occupano di diritti umani". "Abbiamo già fatto presente il problema via e-mail agli amministratori della struttura ma la nostra segnalazione è stata completamente ignorata – continua l’email -. Questa è l’ennesima discriminazione nei confronti della comunità LGBT qui a Roma, non possiamo stare in silenzio".
La rete a cui fa riferimento la denuncia, va precisato, non è quella gestita dal centro di calcolo dell’ateneo di Tor Vergata. "Noi non applichiamo alcun filtro alla nostra rete – ci spiega il responsabile del centro di calcolo, l’ingegnere Domenico Genovese -. L’Ateneo non adotta nessuna politica di censura riguardo la navigazione di tutti i suoi utenti (Studenti, Personale Tecnico Amministrativo, Docenti)".
"Questo è un ateneo libero – aggiunge il rettore prof. Renato Lauro -. Non vietiamo l’accesso ai siti dalla nostra rete".
Il problema è riconducibile alla rete delle residenze Campus X che sono gestite da una società privata, convenzionata con l’Università per offrire servizi ai suoi studenti, ma che è completamente indipendente dall’ateneo.
Contattata al telefono da Gay.it, Campus X è apparsa in seria difficoltà nello spiegare le ragioni della censura.
"Siamo in fase di avvio, stiamo ancora lavorando alla rete – ci ha detto il ragazzo che ha risposto e che ha detto di chiamarsi Alessandro -. L’amministrazione sta valutando a quali siti consentire l’accesso e a quali no. Certamente ci sono dei filtri nella rete che impediscono l’accesso ai siti pedofili, pornografici, di nudismo, di spaccio di droga etc".
Continuiamo a non capire in quale di queste categorie rientra Gay.it come gli altri siti di informazione o delle associazioni. "Beh, sa – risponde Alessandro con voce poco ferma – se si chiama ‘gay’ il vostro sito… la pedofilia… Però, se fate informazione, controllerò personalmente".
Ci risiamo. Ancora una volta, si associa gay a pedofilo. Un’associazione che spesso viene fatta nei database di parole chiave su cui si basano i filtri forniti da alcune società ad altre che gestiscono reti informatiche (come probabilmente è accaduto in questo caso).
Un’associazione, però, che può essere evitata grazie alle WhiteList, ovvero agli elenchi di siti che, pur ricadendo automaticamente in filtri automatici, possono essere esclusi dal filtro stesso per decisione dell’amministratore della rete. In sostanza, far ricadere la colpa al filtro non è sufficiente a giustificare la discriminazione nei confronti delll’informazione lgbt e degli studenti che ad essa vogliono accedere. Specialmente se è vero, come dicono gli studenti, che la cosa era già stata segnalata a Campus X, ma del tutto ignorata.
Non è certo il primo caso del genere che segnaliamo da queste pagine. Era già successo con la Regione Lazio, per citare l’esempio più recente. Ma il caso è rientrato in pochi giorni.
Adesso sta a Campus X intervenire prima possibile per risolvere il problema, altrimenti non si sarà trattato di una questione tecnica, di automatismi dei filtri, ma di una scelta precisa.
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