Il sindaco di Sorrento aveva escluso il chiostro alle coppie dello stesso sesso per la sua vicinanza al monastero dei frati francescani.
Non si è fatta attendere la risposta della comunità LGBTI a Giuseppe Cuomo, primo cittadino di Sorrento che aveva negato la disponibilità del trecentesco chiostro francescano per l’unione civile di Vincenzo D’Andrea e del compagno Heriberto Vasquez Ciro.
Oltre duecento persone si sono radunate ieri sera nell’edificio, in cui sono state celebrate anche due unioni civili simboliche. Il chiostro, uno dei luoghi più affascinanti della città campana, è di proprietà del Comune e viene utilizzato per le celebrazioni dei matrimoni civili, non proprio una modalità di unione che gode della simpatia della Chiesa.
Eppure, nonostante nel chiostro vengano celebrate in media 200 nozze all’anno, per Cuomo le unioni civili non possono godere dello stesso trattamento e ha proposto alla coppia l’uso di altri palazzi adoperati dal Comune per i riti matrimoniali.
Una disparità che ha fatto subito sollevare la comunità LGBTI: “Supporteremo Vincenzo e Beto in ogni luogo che la democrazia ci mette a disposizione per vedere effettivamente realizzato il principio di eguaglianza, senza nessuna eccezione – ha annunciato Antonello Sannino, presidente di Arcigay Napoli – anche se occorre costituirsi come parte civile nelle sedi di un Tribunale per i danni che sta ricevendo la nostra comunità da un’azione discriminatoria”.
Alla manifestazione, organizzata dall’associazione LGBTI partenopea con il Collettivo studentesco della Penisola Sorrentina, ha partecipato anche Alessandro Cecchi Paone. Per il giornalista TV “Il sindaco Giuseppe Cuomo rappresenta lo Stato, indossa la fascia tricolore e deve rispettare le leggi nazionali. L’art. 3 che ci rende tutti uguali davanti alla legge, senza discriminazioni alcuna. Chiederò al prefetto di sospenderlo qualora non cambierà idea”.
Anche la senatrice Monica Cirinnà non ha mancato di dare il proprio sostegno alla protesta su Facebook: “Quel che è avvenuto a Sorrento costituisce una grave violazione della legge sulle unioni civili, per giunta nel secondo anniversario della sua approvazione – ha scritto la senatrice dem – Non avrei mai immaginato di dover ribadire, a distanza di anni, che la celebrazione delle unioni civili deve seguire modalità identiche alla celebrazione dei matrimoni”.
“Le motivazioni addotte dal Sindaco – conclude Cirinnà – sono ancora più gravi e surreali: il Chiostro di San Francesco, a dispetto del suo nome, è luogo pubblico, patrimonio di tutta la comunità sorrentina”.
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