ROMA – Continua la vicenda giudiziaria di Aake Green, pastore pentecostale svedese che in un sermone aveva attaccato violentemente gli omosessuali e per questo era stato condannato in prima istanza e poi rilasciato in appello.
Il procuratore generale svedese ha detto oggi che porterà il caso alla Corte suprema chiedendone di nuovo la condanna per incitamento all’odio contro una minoranza.
Nel codice svedese tale reato è punibile con la reclusione di due anni e dal 2003 esso può essere applicato per dichiarazione contro gli omosessuali.
In un sermone pronunciato a Borgholm, isola di Oeland (Svezia orientale), il 20 luglio del 2003 davanti a una cinquantina di persone, il pastore aveva definito l’omosessualità “anormale” e “cancro sparso in tutto il corpo della società”. “Il signore sa che gli omosessuali violenterebbero anche gli animali”, aveva detto Green aggiungendo che “tutti gli omosessuali non sono dei pedofili. E tutti gli omosessuali non sono dei perversi”.
Il pastore era stato condannato in prima istanza a un mese di carcere duro per incitazione all’odio verso una minoranza. Ma aveva fatto ricorso in appello e l’11 febbraio era stato rilasciato dal tribunale in nome della libertà di culto e di espressione.
La pubblica accusa che già chiedeva sei mesi di carcere duro, oggi adirà del caso la Corte suprema.
La Svezia permette il matrimonio tra omosessuali e l’adozione di bimbi da parte di coppie omosessuali.
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