Cosa scrivereste a chi vi imbratta la macchina con una scritta omofoba? È quanto accaduto a un blogger gay di Torino, che dice “Non fa male, ma questa non è libertà”.
La vittima è Stefano Sechi, attivista gay piemontese che scrive su Facebook: “Immaginate di svegliarvi una mattina e ritrovare la vostra auto completamente sfregiata. Su di un lato echeggia una scritta: “ETERO”. Per voi non è nemmeno lontanamente immaginabile. Per noi purtroppo no”.
Un tipo di episodio con cui tutti noi abbiamo avuto a che fare, l’insulto anonimo o alle spalle, che sia su qualcosa che ci appartiene o in un luogo che frequentiamo, e che ci fa sentire immediatamente ospiti indesiderati, alieni non meritevoli persino del nostro oggetto che è stato vandalizzato.
Per Stefano il danno provocato da quanto accaduto non è alla sua auto, ma alla sua libertà di essere se stesso: “In realtà quella scritta non fa male, è solo mero vandalismo, perché sì, sono gay. Però è oppressivo. Perché le ferite, in questo caso, arrivano dopo. È distruttivo a 24 anni talvolta interrogarsi se davvero si è sbagliati. È distruttivo che ci sia ancora una piccola parte di me che si imbarazza della mia omosessualità. E mi odio per questo”.
“Ma voi direte “adesso avete le unioni civili, che volete ancora?” – prosegue Stefano – ma ad oggi nessuno di voi è mai tornato a casa e guardando uno speciale in TV dove un gruppo di persone discutono di te, di come dovresti essere, di quale diritti tu meriti, del fatto che tu possa essere un buon genitore o meno, possa voler distruggere o meno l’istituzione del matrimonio, possa essere sicuro intorno a dei bambini. Questa non è libertà. Questo è straziante”.
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