FIRENZE – La Regione Toscana è la prima Regione italiana a riconoscere, dopo un lungo ed acceso dibattito, le coppie gay nel proprio Statuto. L’assemblea regionale della Toscana ha approvato mercoledì l’inserimento, nel nuovo Statuto, de “la tutela e la valorizzazione della famiglia fondata sul matrimonio” ma anche “il riconoscimento delle altre forme di convivenza“, oltre all’inserimento dell’“orientamento sessuale” fra le condizioni da tutelare da discriminazioni.
La votazione è stata salutata da Alessio De Giorgi, Presidente Regionale di Arcigay come una «decisione storica, perché nessun altro Statuto regionale ad oggi riconosce le diverse forme di convivenza, tra cui quelle tra persone del medesimo sesso».
«Lo Statuto della Regione Toscana – prosegue De Giorgi – si colora dei valori dell’Europa, e rende sempre più stridente la distanza abissale che il nostro Paese, con il governo che lo guida, ha accumulato con tutti le altre nazioni europee».
Sollievo viene espresso da Arcigay Toscana, ma anche dal Coordinamento Queer Unioni Civili Firenze, per la bocciatura di un emendamento di Forza Italia, «in cui si specificava che la Regione avrebbe dovuto riconoscere anche altre forme di convivenza, durature, stabili e di sesso diverso».
«Rimaniamo un po’ con l’amaro in bocca continua De Giorgi perché avremo voluto che accanto al riconoscimento delle forme di convivenza, lo Statuto fosse più esplicito anche sulla non discriminazione: una formulazione di questo tipo lascerà infatti qualche arma a quelle parti politiche che intendono privilegiare, come già fanno altre Regioni, Lazio e Lombardia in testa, le coppie sposate a quelle, anche eterosessuali, che non lo sono. Si tratterà per noi di mantenere alta la guardia su questo punto».
Grande soddisfazione viene espressa anche dal presidente nazionale di Arcigay Sergio Lo Giudice: «E’ un grande segno di civiltà e di laicità quello che giunge dalla Regione Toscana, che fra qualche settimana sarà sede del Gay Pride nazionale – afferma Lo Giudice – Ci auguriamo che altre Regione, a partire dall’Emilia-Romagna, seguano adesso questo esempio».
La prossima tappa, infatti, sarà probabilmente l’approvazione definitiva dello Statuto della Regione Emilia Romagna. Il testo già approvato in prima lettura in Commissione Statuto, prevede infatti due passaggi analoghi a quelli della Toscana: il «riconoscimento della pari dignità sociale della persona senza alcuna discriminazione per ragioni di orientamento sessuale», previsto dal preambolo, e una concezione non confessionale della famiglia qual è quella indicata dall’art.6 quater, dove si afferma che la regione riconosce e valorizza «la funzione delle formazioni sociali attraverso le quali si esprime e si sviluppa la dignità della persona e, in questo quadro, lo specifico ruolo sociale proprio della famiglia».
Anche Franco Grillini, Deputato Ds e Presidente onorario Arcigay, si augura che lo Statuto della Regione Toscana «sia di esempio anche per gli altri Statuti regionali attualmente in discussione». Secondo il parlamentare, primo firmatario di una proposta di legge giacente in Parlamento, per l’istituzione del PaCS, «la decisione del Consiglio regionale toscano va nella direzione di un rafforzamento della possibilità che il Parlamento italiano vari entro breve tempo una normativa complessiva sui diritti delle coppie di fatto, comprese quelle dello stesso sesso. Da questo punto di vista l’Italia rappresenta il fanalino di coda di un’Europa che ha già approvato nella maggior parte dei paesi leggi che riconoscono le coppie di fatto».
Perché la Regione Toscana possa costituirsi definitivamente come avamposto dei diritti civili in Italia, «diventa prioritario conclude De Giorgi che a questo punto il Consiglio approvi velocemente la proposta di legge contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere che, presentata due anni fa da un cartello di associazioni gay al Presidente Martini e approvata dalla Giunta regionale, giace da un anno in Consiglio Regionale, in attesa di essere discussa. Non approvarla prima del Gay Pride Nazionale che quest’anno si svolgerà proprio nella nostra Regione, con la manifestazione finale di sabato 19 giugno, cambierebbe proprio il senso di quella iniziativa, che da momento di festeggiamento per i risultati raggiunti nella nostra regione si trasformerebbe in una occasione di denuncia per le promesse fatte e non mantenute».
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