86 unioni civili in 10 mesi, per una media locale che supera abbondantemente quella nazionale: sotto le Due Torri, a Bologna, i sì tra coppie dello stesso sesso sono tanti, tantissimi.
Come riportato da La Repubblica, all’interno della Sala Rossa del Comune di Bologna si sono celebrate 86 unioni civili in 10 mesi, contro i 501 matrimoni eterosessuali: il 15% del totale, dunque, è di marca arcobaleno. Lo stacco è netto rispetto alla media nazionale, ferma al 2,2%.
Perché questo successo? Roberta Li Calzi, consigliera comunale del PD che ha officiato da settembre 2016 ad oggi 111 cerimonie (30 delle quali erano unioni civili), ha qualche idea a riguardo: “Questa città è attrattiva per la comunità LGBT, quindi probabilmente partiamo da una percentuale di popolazione più numerosa che altrove. Poi ci sono anche coppie che vengono da fuori per sposarsi a Bologna: siamo un Comune attrattivo per l’immaginario collettivo anche perché il sindaco Merola disse subito che avremmo celebrato le unioni in Sala Rossa”.
La consigliera ricorda con piacere e tenerezza la prima unione civile celebrata: “Gli sposi, due uomini, arrivarono a braccetto con le rispettive mamme: fu molto dolce, a Bologna nessuno si deve nascondere mentre purtroppo altrove succede ancora”.
L’accoglienza e i dettagli sono quelli che fanno la differenza: “Come Comune regaliamo una rosa rossa alle spose e una rosa arcobaleno alle coppie di uomini: sono molto apprezzate”.
Tutto è pronto, sembra, per il Bologna Pride dell’1 luglio.
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Ci vorrà del tempo perché anche tra gli omosessuali chi ha una unione stabile con un progetto di vita e non sono moltissimi, voglia rendere pubblica la cosa. Il nostro Paese è molto omofobo e arretrato. E lo vediamo tutti i giorni tra i vecchi gay famosi il cantante represso o velato la diva tv bigotta lo stilista clerical ignorante il personaggio tv macchietta la vecchia checca cinematografica lo sfrittore o filosofo zia cattolica tutti assieme o a turno sparano a zero contro le famiglie gay e il matrimonio gay.